Quanta strada separa le imprese toscane dalla rivoluzione 4.0

Pochi investimenti sull’industria della digitalizzazione. Anche i vantaggi del governo sono poco sfruttati
L’impresa toscana e la digitalizzazione non sembrano andare tanto d’accordo. La Toscana è stata una delle regioni che ha reagito meglio nella crisi, collocandosi nel quadrilatero delle regioni più virtuose, mentre per quanto riguarda gli investimenti su industria 4.0 risulta sotto la media nazionale e non coglie i vantaggi degli ammortamenti concessi dal provvedimento Industria 4.0 dell’ex ministro Calenda a chi investe nel 4.0. Forse è anche una questione di dimensioni. Mentre le grandi e medie imprese hanno approfittato del bando regionale di 200 milioni ( che hanno attivato 800 milioni), per chi investe su obiettivi 4.0, le piccole sono rimaste indietro. Tanto che la Regione ha creato la Piattaforma 4.0 per dar loro sostegno.
Ma cosa è questa quarta rivoluzione industriale, definita 4.0? Segue le tre rivoluzioni della macchina a vapore, del motore a scoppio e del computer. Più che di nuovi strumenti, si tratta della capacità di metterli in rete e connetterli tutti rapidamente tra di loro. Tra le novità più evidenti che ha introdotto: internet delle cose, ossia gli oggetti e le macchine che comunicano tra loro senza la mediazione dell’uomo. Vedi le lampadine di un congegno industriale che si guasta e avverte lei stessa il magazzino. Oppure, e il progetto è in divenire, il latte che comunica al frigorifero di essere scaduto e il frigo che manda un segnale sullo smartphone. Poi, i Big data: la rapidità delle connessioni fa sì che abbiamo a disposizione tanti dati come mai e così in tempo reale che non c’è più ai bisogno di fermare niente per decidere, per fare analisi o controlli: abbiamo sempre tutto sott’occhio. Per esempio, in una fabbrica le macchine ti mandano costantemente informazioni sul loro stato, sulle performance, sugli eventuali errori, sui consumi. E se prima il momento delle verifiche era una parentesi nella produzione, ora puoi evitare di fermare le cose e puoi controllare tutto sulla base di dati dinamici. Lo stesso vale per un’altra delle innovazioni di 4.0, quelli che si chiamao gli “ wearables”, gli indossabili, ovvero tutti quegli strumenti che nella sanità vengono applicati addosso alle persone per controllare in continuazione, per periodi lunghi in modo da cogliere le variazioni e in tempo reale, senza analisi o ricoveri, per esempio il cuore o altri organi. Poi c’è quella che si chiama la realtà aumentata, ossia strumenti che permettono di vedere oltre la realtà. Per esempio, in un magazzino di spedizioni gli operatori hanno degli occhiali che fanno vedere delle informazioni sul pacco che hanno in mano scorgendovi informazioni altrimenti non leggibili se non decifrandole con il lettore del codice a barre.
Infine la robotica. I robot escono dalla fabbrica e si usano per dare servizi alla persona. Già in fabbrica hanno imparato a parlare tra di loro e risolvere i problemi da soli. Alla Barila di Parma i pallet ( gli scaffali del trasporto merci) si spostano nello spazio, sanno come non scontrarsi, fanno scelte. A casa, i robot stanno tra il cameriere e l’amico. In Italia si sta sperimtando il robottino Pepper pensato per avere una relazione domestica con le persone e imparare i loro gusti. Un robot può sostituire un portiere d’albergo, dare la prima accoglienza ai clienti in un negozio, risolvere i problemi infermieristici più semplici di un anziano che vive solo o chiamare aiuto. — i.c.
Fonte: repubblica Firenze, https://firenze.repubblica.it/