ROMA – Gira che ti rigira c’è sempre la libertà, evviva o abbasso, di mezzo. A poche ore dall’inizio della guerra russa all’Ucraina, è proprio l’autocrate Vladimir Putin a metterla al centro della sua linea difensiva. Riuniti gli imprenditori, preoccupati dalle sanzioni che arriveranno sulle loro teste dall’Occidente, Putin ha usato parole nette che sintetizzo: nessuno metterà fuori la Russia dai circoli economici che contano “perché anche noi ne facciamo parte” ha sottolineato con un ghigno il comandante in capo. Arriveranno le sanzioni? “Noi lo sapevamo e ci siamo già preparati – ha detto- e dico a voi di fare di tutto, e per questo vi sarà data massima libertà, per trovare le soluzioni per arginare le sanzioni”.
Per quanto riguarda noi italiani in questo momento c’è poco da fare, facciamo parte della Nato e non possiamo che stare al fianco degli alleati. Anche se ci sono tanti interrogativi, tanti pensieri che affollano la mente, tante cose che non tornano. Il generale italiano che ricorda quanto fatto dalle forze Nato (Occidente) con l’autonomia del Kosovo, a suo tempo riconosciuta a forza contro la Russia. La voglia di stravincere dell’Occidente, che dopo aver fatto saltare in aria il comunismo sovietico anno dopo anno ha ‘occupato’ tutta una serie di Stati ex sovietici restringendo sempre più gli spazi di sicurezza russi.
Per quanto riguarda l’Ucraina in particolare, ha ragione chi punta il dito contro quelle forze politiche ultra nazionaliste (che di fatto ora hanno fatto da sponda a Putin che per giustificare l’invasione ha parlato di ‘denazificare l’Ucraina’) finanziate dalla nostra parte proprio in chiave antirussa. Sono i veri e soli partiti politici strutturati in Ucraina con le altre forze politiche che di fatto sono mere macchine elettorali per specifiche reti clientelari che un giorno sono qua e un’ora dopo da un’altra parte.
Nazionalisti che hanno fatto di tutto per sabotare l’accordo di Minsk, sul modo in cui reintegrare i territori separatisti filo-russi in Ucraina, vissuto come una capitolazione perché sarebbe stato riconoscere le differenze politiche dell’Ucraina. Per non mettere nel conto pure qualche pazzo che non vede l’ora che l’Ucraina si trasformi in un nuovo Afghanistan per affogare la Russia di Putin. Sotto traccia, ma aspetto importante su cui Putin punta per diventare il simbolo della resistenza nel mondo, la difesa della cristianità rispetto alla decadenza dei valori e dell’identità che si porta dietro la democrazia liberale.
Messa a nudo da Nietzsche quando spiega che anziché rendere ‘gli schiavi padroni di se stessi ha reso schiavi anche i padroni, poiché la libertà elargita a ciascuno per diritto, al di là della lotta ottenuta per ottenerla, abbassa la libertà a livello degli ultimi uomini invece di elevare gli uomini all’altezza della libertà’. Qui sta la scommessa di Putin che si erge a paladino dell’identità nazionale da tutelare e conservare ad ogni costo, partendo dalla religione cristiana ortodossa.
Riandando agli anni Ottanta, si legge in pagine di storia, la Chiesa ortodossa russa viveva uno dei suoi periodi più difficili. “I fedeli, dopo oltre 80 anni di comunismo, erano ridotti all’osso: solo il 17% della popolazione si dichiarava ortodosso. Gli atei, invece, erano il 75%. Questi dati nel corso degli anni si sono invertiti, con la maggioranza dei russi – circa il 68% – che si dichiara ortodossa mentre gli atei sono solo il 19%”.
A cosa è dovuto? Innanzitutto a una legge approvata nel 1997 da Boris Eltsin che concedeva alla religione ortodossa un ruolo speciale nella storia e nella cultura russa, e poi proprio all’azione di recupero della tradizione religiosa da parte di Putin che nel suo fare politica oggi manifesta la sua ritrovata fede nella difesa della famiglia tradizionale. E in rete si trovano molti suoi discorsi dove a proposito dei paesi occidentali Putin sottolinea che questi ‘portano avanti una politica che equipara una famiglia con tanti figli ai legami omosessuali, la fede in Dio a quella in Satana’… Sono convinto che tutto ciò porti a un sentiero di degrado e primitivismo, sfociando in una profonda crisi demografica e morale”.
Anche qui sta la sfida lanciata all’Occidente, che oltre alle sanzioni economiche deve rispondere a livello culturale e politico, dimostrare che la democrazia liberale ha dentro di sè la soluzione per rendere il nostro mondo non santo ma più giusto. Una cosa è certa: Putin potrà mandare nelle sue piazze tutti i suoi poliziotti a manganellare chi non lo applaude a prescindere, e alla fine sarà proprio la forza di voler vivere in un mondo più giusto che lo schiaccerà, lui e chi ragiona come lui.