Profumo d’Oriente.

di Alessandra Puato

Nella versione data dai perfidi, oggi Alessandro Profumo dovrà vendere il suo tappeto agli investitori internazionali. Di certo l’amministratore di Leonardo, l’ex Finmeccanica specializzata nella Difesa che produce i caccia Eurofighter ed è un pilastro delle aziende dello Stato, deve convincere gli analisti che il suo piano di rilancio funziona e la conference call di oggi con loro (che fanno domande, ma chiedono anche risposte precise) è il banco di prova. Al consiglio d’amministrazione di ieri l’ex banchiere in carica da meno di un anno ha disvelato i conti del 2017. Che, si sapeva, erano in calo. E dunque: utile netto dimezzato a 274 milioni, ricavi giù del 4% nell’anno a 11,5 miliardi. E però un debito (la bestia nera dell’ex Finmeccanica) meno pesante del 9% a 2,6 miliardi. Anche il 2018 sarà un anno complicato: «di consolidamento», ha detto ieri Profumo, ma con «solide basi», e «miglioramento dei velivoli anche grazie al programma Eurofighter», e «costante miglioramento degli elicotteri», il punto debole. Nel piano industriale del 31 gennaio scorso Profumo promise guadagni a doppia cifra entro il 2020, sostenibilità, dividendi, allargamento dell’offerta. Ma il titolo crollò del 12% in un giorno, toccando il picco negativo con un -38% in sette mesi. Ieri invece la Borsa ha premiato Leonardo, con una crescita dell’1,7% grazie al prodigioso effetto Qatar e all’annuncio del contratto da 3 miliardi con l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani (nella foto la firma: alle spalle di Profumo la ministra della Difesa Roberta Pinotti). Il mercato ha apprezzato. Vedremo oggi e anche domani, se il prossimo governo avrà l’orientamento critico su Qatar e vendita d’armi (core business del gruppo e alimento delle casse del Tesoro) manifestato fin qui dai 5 Stelle.

 

Fonte: Corriere della Sera, www.corriere.it/