Prof a rischio tra fake news e caccia ai soliti «furbetti»

La demagogia sul delicatissimo tema della scuola viaggia veloce e crea fake news che si propagano a ritmi vertiginosi. Dai giornali di destra ai social, spesso ripresi immediatamente inondando le chat di Whatsapp dei genitori di ogni classe. La nuova vulgata vuole che «ogni insegnante può rifiutarsi di tornare a scuola per paura del Covid, tanto continuerà ad essere pagato uguale».

NIENTE DI PIÙ FALSO. Come sempre la demagogia parte da un problema reale – i lavoratori fragili – trasformandolo in un vantaggio per la categoria più attaccata dal lockdown in poi: quegli «scansafatiche nullafacenti» di insegnanti.

L’espressione «lavoratori fragili» è usata dall’Inail per raggruppare tutti coloro che hanno patologie invalidanti. Alcune di queste – problemi respiratori, problemi al sistema immunitario – rendono questi lavoratori ancora più a rischio nel caso siano contagiati dal Covid.

Il numero di 400 mila stimato ieri dall’Anief riguarda però «il personale scolastico con età media over 55» e comprende anche amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici (i cosiddetti Ata).

ORA PERÒ VA SPIEGATO con molta chiarezza che nessun insegnante potrà rifiutarsi di lavorare e, men che meno, avere lo stipendio regolare se lo facesse. «Il problema dei cosiddetti ’lavoratori fragili’ non è neanche così esteso – spiega Francesca Ruocco, segretaria nazionale Flc Cgil – . In questi giorni noi abbiamo ricevuto più mail da parte di genitori di bambini immunodepressi che di insegnanti a rischio. L’età media alta degli insegnanti infatti non significa che molti abbiano patologie a rischio».

La procedura perché un «lavoratore fragile» chieda di essere esentato è molto chiara. «Chi determina se il lavoratore è fragile è un medico competente – continua Ruocco – . Nel Protocollo del 6 agosto firmato con noi sindacati il ministero si è impegnato ad individuare il medico competente per tutte le scuole. Se sono un lavoratore a rischio, allerto il Dirigente scolastico. A quel punto il medico può fare tre cose: certificare che la persona è idonea; richiedere una tutela maggiore per ridurre il rischio di contagio (ad esempio una mascherina Fp2); infine certificare che il soggetto è a rischio e dunque non può stare in classe. In questo ultimo caso – continua Ruocco – c’è carenza, il ministero doveva dare indicazioni su come utilizzare l’insegnante: ad esempio smart working seguendo bambini allo stesso tempo fragili», specifica Ruocco.

A meno di medici compiacenti è dunque impossibile che un docente sano possa rifiutarsi di insegnare. «Anche se volesse mettersi in ’aspettativa’, dovrà avere l’autorizzazione del dirigente scolastico e comunque per quel periodo non sarà retribuito», conclude Ruocco.

LA FAKE NEWS HA POI L’EFFETTO di depotenziare la vera notizia. Se è vero infatti che ieri il ministro Gualtieri ha firmato il decreto per l’assunzione a tempo indeterminato di 84.808 docenti, il problema è che alla fine le assunzioni in ruolo dei docenti rischiano di essere molte meno: c’è chi parla di sole 30 mila. Nelle graduatorie a esaurimento di diverse province, in prevalenza al Centro-Nord, infatti molte classi di concorso sono esaurite e lo sono pure le graduatorie di merito. La ministra dell’istruzione Lucia Azzolina spera che alcuni posti vengano assegnati tramite «call veloce» ma il vincolo di permanenza dei 5 anni pesa non poco. «C’è una percentuale bassissima di copertura dei posti che ad oggi non supera il 30% – osserva la segretaria generale Cisl Scuola Maddalena Gissi – la situazione più disastrosa è sul sostegno. Verranno coperti a malapena i docenti andati in pensione. La prova lampante di scelte fallimentari che si tramandano di governo in governo». Secondo alcune previsioni si apre un anno scolastico con lo spettro di 250 mila-300 mila supplenti, anche perché ai numeri attuali bisogna aggiungere l’organico Covid, circa 70 mila tra prof e collaboratori scolastici.

 

il manifestoilmanifesto.it