Prima il premier, poi i ministri.

 

IL RICHIAMO DEL COLLE
Non sarà un problema per il Quirinale se anche domenica, data proposta dagli stessi leader per chiudere l’accordo, verrà chiesto un rinvio. Non aveva messo Mattarella quella scadenzae dunque accetterà l’attesa ma piuttosto potrebbe essere un problema il metodo che sembra stiano seguendo i due leader, Di Maioe Salvini. Seè vero che non c’è ancora il nome del premier ma che sulla lista dei ministri si va avantia coprire le varie caselle in una logica di “distribuzione” dei pesi dei due partiti, ecco questoè un modo di procedere che va contro la prassi costituzionalea cui Mattarella intende attenersi scrupolosamente. Nel senso che la Carta prevede che sia il presidente del Consiglio a presentare al capo dello Stato la lista dei ministri e a discuterne con lui per l’approvazione. In sostanza, non si può “chiudere” l’accordo prima sulla squadra di Governo e, infine, sul nome di chi guiderà Palazzo Chigi perché sarebbe come rovesciare l’ordine logico delle cose e di come funziona l’interlocuzione con il Quirinale. Dalle ultime notizie che arrivano dal negoziato, sembra invece che il nome del capo del Governo sia quasi un “accessorio” a un pacchetto che 5 Stelle e Lega intendono chiudere rispettando l’equilibrio politico trovato. In pratica, sarebbe come ridurre il ruolo del premiera quello di portavoce di un patto politico mentre è una figura cardinea partire dall’atto di nascita dell’Esecutivo:è lui che il capo dello Stato deve incaricare con quella formula della “riserva” che sottolinea comei passaggi successivi della scelta dei ministri non siano puramente formali ma sostanziali. Torna di nuovo il concetto che non si può mettere il Quirinale di fronte a un “fatto compiuto” di una lista chiusa di cui prende semplicemente atto. Inutile ricordare i vari precedenti da Oscar Luigi Scalfaro al più recente mandato di Giorgio Napolitano per trovare un modo di applicare la Costituzione che sarà anche quello di Mattarella. Si sa che alcuni ministeri in particolare finiscono sotto la lente del Colle a cominciare da Economia, Esterie Interni. Ma, anche qui, la composizione del Governo è una sequenza logica in base alla quale il profilo del premier condiziona anche quello di ministri di peso. Un conto è avere a Palazzo Chigi un economista, altro contoè un giuristao chi ha maturato esperienze agli Esteri. L’attenzione non sarà quindi solo sui temi inseriti nel contratto di programma ma anche su coloro che ne saranno gli interpreti nel Governo. Non basta scrivere che si rispetteranno gli accordi europei e internazionali ma bisogna anche trovare personalità coerenti.E oggi, forse, Mattarella potrebbe parlare proprio di Europa ricordando la figura di Luigi Einaudia Dogliani, lui che fu trai primia parlare di «stati uniti d’Europa» e dei limiti del nazionalismo. «Bisogna distruggere – disse – il dogma della sovranità perfetta. La verità è l’interdipendenza dei popoli liberi, non la loro indipendenza assoluta». Infine, un altro tratto distintivo della sua presidenza – il 12 maggio del ’48 prestò giuramento alla Repubblica-e pure del contributo che diede alla scrittura della Costituzione fu l’ultimo comma dell’art.81 che prescrive coperture finanziarie a leggi di spesa. Durante la sua presidenza furono due le leggi che rinviò al Parlamento perché sprovviste di dote finanziaria.
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