PNRR tutto ciò che dovremmo sapere, ma possiamo scoprire solo dai quotidiani o nei corridoi….
Da mesi ormai in Italia, anche nel sistema universitario, si parla tantissimo di PNRR, Piano nazionale di ripresa e resilienza, e dell’ingente quantità di risorse che verranno assegnate a enti locali, università e centri di ricerca.
Il bando pubblicato sul sito del MUR, ministero dell’università e ricerca, chiarisce alcuni aspetti.
“Il MUR finanzia cinque Centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera relativa ad ambiti tecnologici intorno a queste tematiche:
Simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; Tecnologie dell’Agricoltura (Agritech); Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; Mobilità sostenibile; Biodiversità”.
Questi centri nazionali saranno organizzati per Hub e spoke. A Siena sono toccati 3 spoke, i cui coordinatori sono i professori, Riccaboni per Agritech, Frati per Biodiversità e Dotta per Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA (fonte la Nazione del 28 gennaio 2022).
Poi c’è il bando con cui “il MUR finanzia la creazione di 12 Ecosistemi dell’innovazione a livello territoriale, regionale o sovraregionale”. Sembra che Siena partecipi ad un ecosistema della Regione Toscana.
In realtà, essendo i progetti presentati fra università, molte ricercatrici e ricercatori di Siena partecipano a livello di ricerca a cordate coordinate da altri Atenei. Ad oggi non sappiamo quante ricercatrici e ricercatori di UNISI siano coinvolti, per quante ore uomo e con quali progetti. Solo il Rettore sembra sia a conoscenza di tutto, ma riteniamo non fino al punto di sapere quante ore uomo siano da calcolare, per esempio.
Cosa è mancato a nostro avviso su tutta la partita PNRR? Una condivisione trasparente dell’iter di presentazione dei progetti: se si fa un giro sui siti di molti Atenei italiani, vediamo che sono state istituite commissioni su nomina dei Senati Accademici per coordinare la complessa gestione dei bandi. A Siena nulla di tutto ciò. Tutto è stato gestito direttamente dal Rettore, peraltro coinvolto in un progetto.
La questione non è solo di trasparenza sui progetti o sui gruppi di ricerca coinvolti, ma anche di confronto interno sulla gestione delle risorse. Un titolo di giornale pochi mesi fa scriveva: “l’Università fa bingo” perché le risorse che arriveranno sono davvero tante. Si parla di oltre venti milioni di euro in tre anni, e questo forse solo per i progetti coordinati da Frati, Riccaboni e Dotta, per gli altri progetti vedremo nei prossimi mesi.
Non è dato sapere con certezza quante risorse arriveranno a UNISI poiché adesso, finita la fase iniziale di presentazione dei progetti, inizia la fase di negoziazione. Bingo fino ad un certo punto, perché le risorse sono erogate a seguito di rendicontazione, quindi si investe per anticipazione. Vista l’entità delle risorse sembra che in Ateneo si stia ragionando sulla copertura delle stesse con fondi di bilancio, almeno in una fase iniziale fino a che non arrivano i trasferimenti dal MUR. Un impegno molto oneroso per l’Ateneo, tutto dipenderà dall’utile che sapremo al momento dell’approvazione del consuntivo 2021. Riteniamo ci voglia grande attenzione.
Ad oggi non è chiaro come saranno gestite le procedure per gli acquisti e i reclutamenti, se a livello centrale o nei Dipartimenti coinvolti. Siamo tutte e tutti a conoscenza delle difficoltà lavorative delle Segreterie, dove ci sono le competenze specifiche ma manca personale assegnato in alcuni casi già solo per il lavoro ordinario, sappiamo anche che a livello centrale le colleghe ed i colleghi non sono di più e inoltre mancano molte competenze.
Dai fondi che verranno investiti si possono fare reclutamenti, ma solo per contratti e tempo determinato. Quindi RTDA, assegni e borse per la ricerca, o PTA a tempo determinato e tecnologi per la gestione amministrativa o tecnica. Lo evidenziamo, visto che da qualche settimana molte persone parlano di opportunità per le lavoratrici ed i lavoratori contrattualizzati dell’Ateneo. Una ricaduta occupazionale per quanto precaria potrebbe essere interessante per il territorio, ma ci fa stare attenti e vigili. Ad oggi però non ci sono chiare ricadute sul personale strutturato e a tempo indeterminato. Sembra quasi che si voglia usare la leva del PNRR in modo strumentale. Noi però le domande le poniamo.
Ultimo aspetto a nostro avviso grave è la mancanza totale di confronto fra Ateneo e Comune sulla gestione in sinergia delle risorse del PNRR. Sì, perché anche il Comune sta partecipando a dei bandi, con risorse altrettanto ingenti. Ora, visto che tante persone parlano di territorio e sinergie, viene da chiedersi se siano solo chiacchiere. Può questo territorio permettersi dopo i due anni passati di non lavorare con un confronto reale sulla ricaduta che avrà il PNRR?
Quello che chiediamo come sigla sindacale a nome della comunità universitaria è:
l’istituzione di una commissione di Ateneo che gestisca tutta la questione PNRR. Non sappiamo i nomi di chi sia coinvolto, né con quali progetti, non sappiamo nulla. In passato gli organi di governo hanno valutato in più occasioni progetti presentati su bandi ministeriali. A nostro avviso il PNRR non è una questione privata visto che poi la garanzia dei fondi viene dal Bilancio di Ateneo. Chiediamo trasparenza;
l’istituzione di un gruppo di lavoro amministrativo gestionale per chiarire da subito come si intendono gestire le risorse a livello di acquisti e rendicontazioni.
Quelle che stiamo condividendo sono alcune delle forti perplessità e dubbi, che nessuno sembra aver voluto chiarire alla intera comunità universitaria nei mesi passati, ma verrebbe da pensare nemmeno in quelli a venire.
Il PNRR non è una questione privata, e noi chiediamo che sia discussa in modo trasparente.