Piccini non molla, anzi raddoppia «Il cambiamento solo di facciata».

di PINO DI BLASIO

PIERLUIGI Piccini sostiene che la colpa sia un concetto cattolico, che il cambiamento a Siena è «metalinguistico» e che «il Pd non è stato capace di rispondere ai temi concreti della città». Ma se pensate che queste asserzioni siano le ragioni che lui adduce per spiegare la sconfitta, vi sbagliate. Non nelle ragioni, ma nella parola sconfitta. «Più di così non potevamo fare – esclama Piccini – una volta arrivati terzi al primo turno. L’apparentamento a quelle condizioni era l’unica strada percorribile, siamo stati costretti a giocare in un campo e con le regole che non erano nostri. Quando al ballottaggio riesci a portare i due terzi dei tuoi voti, nonostante le resistenze e i maldipancia dei tuoi sostenitori, vuol dire che hai svolto il tuo compito». La parte più caustica del discorso di Piccini dopo la vittoria di De Mossi (almeno questa è indiscutibile) riguarda proprio il cambiamento. «Quando il clima generale va in una certa direzione, è difficile opporsi. A Siena hanno confuso i discorsi della Lega con la voglia di cambiare. Ma dai primi nomi che si leggono, Daniele Tacconi nominato capo di gabinetto del nuovo sindaco, Marzucchi candidato alla presidenza del consiglio, e tutte le voci sugli assessori, non vedo queste mutazioni. C’è gente che ha cambiato solo avvocato». NON C’È traccia di mea culpa nella conferenza di Pierluigi Piccini. Ma verso il Pd l’accusa è netta: «Non è riuscito a fare i conti con il suo passato, si meritava la sconfitta. E’ diviso in molte correnti e non ha elaborato nessuna strategia per il futuro. È un problema della sinistra in senso complessivo, altrimenti non si spiegherebbe perché perde in tutta la Toscana. La sinistra sembra ridotta a mera gestione del potere». Sulla richiesta di De Mossi di dimissioni dei nominati in Fondazione e Finanziaria senese, il commento è lapidario. «Nessuno gli ha risposto, ci sono degli articoli del codice civile molto chiari sull’argomento». Infine cosa farà Piccini, assieme al suo gruppo di consiglieri? «Eravamo gli unici ad avere contenuti programmatici per la città. E anche investitori pronti a finanziare i progetti. Non andranno via, vorrebbero continuare a investire su Siena. In consiglio comunale riproporremo le nostre idee. E ‘Per Siena’ diventerà una formazione politica. Il 5 luglio sceglieremo il gruppo dirigente, che sarà diverso dai consiglieri comunali».