Quando nel 2016 fu annunciato il conferimento del Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, sui media si accesero aspri dibattiti che arrivarono a interrogarsi sul significato della stessa parola “letteratura”. Richard F. Thomas, professore di lettere classiche a Harvard e animatore di un celebre seminario su Bob Dylan, ci offre in questo libro un punto di vista sorprendente sul problema, attraverso un viaggio nel mondo ideale del musicista e nella sua sterminata discografia. Secondo Thomas, Dylan non solo porta avanti l’eredità di Woody Guthrie, dei bluesman e della canzone di protesta (suo malgrado), ma detiene anche un posto di diritto nel pantheon dei grandi classici. Per provarlo addita in maniera precisa e fittissima nel corpus dylaniano i principali temi ricorrenti, nonché i grandi archi narrativi, portando alla luce numerose citazioni letterali di Virgilio, Omero, Ovidio e altri poeti dell’antichità, accuratamente celate nei testi di Dylan, e insieme a loro i molti rimandi alla città di Roma e alla sua storia che attraversano la biografia di Dylan. Dalle pagine di Thomas scopriamo inoltre i molti rimandi che Dylan fa nei suoi testi alla poesia inglese e americana contemporanea e non, e a numerosi romanzi più o meno famosi. Il viaggio è arricchito da un esame ravvicinato delle scalette dei concerti, nella cui evoluzione l’autore individua ulteriori significati nascosti. Thomas ci mostra la forza e la ricchezza dei temi di cui, con la voracità dei grandi classici, Dylan dissemina i propri testi, il suo continuo desiderio di non essere ingabbiato nelle definizioni, la cura con cui nasconde le tracce delle appropriazioni letterarie e poetiche, la continua trasformazione del suo pensiero. Con questa ricerca, nutrita di passione e profonda cultura, Thomas getta degli spiragli di luce inaspettati sul mondo poetico e umano di una delle più grandi ed enigmatiche personalità artistiche di ogni tempo.