Il problema è che, da qualche mese, i derivati della cannabis sono introvabili nelle farmacie. E pazienti, compresi bambini con gravi forme di epilessia, hanno dovuto interrompere le cure, come qualche tempo fa segnalava l’ospedale pediatrico Gaslini di Genova.
L’Istituto Militare di Firenze, cui è stata affidata la coltivazione della cannabis terapeutica, non riesce a far fronte a una domanda in crescita. E i pazienti ora aspettano una fornitura straordinaria di medicinali dall’estero, forse per il mese prossimo. Le cause di questa situazione sono diverse. C’è ancora una certa diffidenza nei confronti di sostanze che molti considerano droghe e ne temono le conseguenze, anche se, in America, Stati come la California hanno persino liberalizzato l’uso ricreativo della cannabis. Ma lo spinello è diverso dalla marijuana usata in medicina (del resto fin da tempi antichissimi): oggi i farmaci disponibili sono testati per quanto riguarda il contenuto di principi attivi.
Poi c’è il solito discorso della disparità fra Regioni in tema di accesso alle cure: in Emilia Romagna, che ha anche informatizzato le prescrizioni di cannabis, il farmaco è mutuabile, in altre no.
E infine c’è un colpevole disinteresse della politica che, in questa campagna elettorale, ha trovato un solo tema sanitario (da tempo oggetto di scontro politico) su cui discutere: quello dei vaccini.
Corriere della Sera – Adriana Bazzi – 30/01/2018 pg. 24 ed. Nazionale.