Il Comune di Siena mette a rischio l’assistenza pubblica agli anziani
di Pierluigi Piccini
Cosa sta succedendo nella gestione di alcuni servizi sociali? Con l’approvazione da parte della Giunta del Comune di Siena della trasformazione dei posti letto destinati agli autosufficienti (RA) in posti per non autosufficienti (RSA) al Pavone, si crea un mercato che può arrecare danno a strutture dell’ASP senese come il Campansi, a tutto vantaggio del privato “profit”. Con la riforma del sistema operata dall’allora assessore regionale Saccardi si è passati dalla classica forma del convenzionamento, che individuava le strutture di riferimento per l’erogazione dei servizi ai non autosufficienti, al sistema dei voucher: chi li ottiene perché ha i requisiti previsti può spenderli in qualsiasi struttura pubblica o privata sul territorio della Toscana. La copertura economica di questi titoli di acquisto, rispetto alla retta giornaliera, è di circa il cinquanta per cento. Ma se avviene una moltiplicazione delle strutture sanitarie, è ovvio che quelle esistenti, magari pubbliche, difficilmente potranno raggiungere il punto di equilibrio. A quel punti ci saranno ripercussioni inevitabili sulla qualità dei servizi e sull’occupazione. In parte si sta già vivendo questa situazione. Ad esempio, chi non ha i parametri indispensabili per i voucher ormai si rivolge alla struttura di Acquapendente, che ha protocolli meno onerosi di quelli toscani. Le autorizzazioni di nuovi posti letto dovrebbero, invece, tener conto del numero, per evitare il deficit di bilancio di una residenza sanitaria di proprietà pubblica (come nel caso del Comune di Siena). Non bisogna fermarsi, quindi a una richiesta che potrebbe apparire banale come: “C’é bisogno di posti letto”, anche perché le famiglie, al momento pratico, si accorgeranno della complessità dei problemi. Allora occorre programmare e gestire i senesi che hanno bisogno di assistenza in tutta la Provincia di Siena, considerando quanti hanno titoli di acquisto, quanti ne sono privi e quante liste di attesa ci sono. Serve poi una particolare attenzione nel definire il numero dei richiedenti un servizio, indipendentemente da quante domande abbiano effettuato nelle singole strutture. Come si capisce facilmente, il problema non è tanto il numero delle camere, quanto di allargare i requisiti per ottenere i voucher, come di aumentare le disponibilità di budget di spesa annuale da parte della Regione. Senza queste due condizioni l’aumento dei posti letto va solo a penalizzare le strutture dell’ASP. Sembra quasi superfluo sottolinearlo: rimane assolutamente incomprensibile come il Comune di Siena possa mettere in difficoltà una propria società creandogli volutamente una incisiva concorrenza, attraverso una forma di privatizzazione strisciante. Tuttavia c’è un elemento importante da sottolineare: le decisioni sulla programmazione del fabbisogno dei posti letto non competono ai singoli Comuni, ma sono adottate, obbligatoriamente, a livello di zona socio-sanitaria a questo punto però con l’accordo fra il gestore del Pavone e il Comune che non rispetta la normativa regionale sulla libertà di scelta da parte del cittadino gli esclusi aventi diritto potrebbero impugnare la decisione in oggetto e superare il limite fissato di 31 posti avendo a disposizione altri 45 posti di Rsa. In più se arrivasse un terzo soggetto che vuole aprire un altra struttura Rsa come impedirlo avendo già creato un precedente come il Pavone. Cosa diversa sarebbe stata se il Comune di Siena si fosse fermato alla programmazione della Società della Salute non adottando questo accorgimento la Giunta di Siena ha aperto un precedente pericolosissimo per le strutture pubbliche di proprietà dell’ASP. A maggior ragione diventa ancora di più incomprensibile la scelta del Comune, che ha deciso di mettere a repentaglio il servizio pubblico erogato nelle proprie strutture.