Orgoglio e dubbi, la generazione della prima volta al voto.

L’inchiesta sulle scelte dei neomaggiorenni: “Un’emozione, diventiamo protagonisti”. Ma uno su due non sa se andrà al seggio
Non ci sono riusciti i sondaggi a raccontare la leva del 1999-2000, quella fatta di ragazzi freschi di maggiore età con in tasca una tessera elettorale candida e in testa tante – forse troppe – promesse. Entreranno in cabina il prossimo 4 marzo? Per chi voteranno? Si asterranno per scelta o per pigrizia? Per protesta o per risposta? L’ultimo sondaggio Demopolis parlava di un 47% di giovani sotto i 25 anni che non andrà a votare. Anche noi abbiamo provato a raccontarli facendoli parlare in prima persona per un mese attraverso il mezzo a loro più congeniale, quello delle Instagram Stories, e poi sul sito di Repubblica. Ne abbiamo scelti sette, tutti neomaggiorenni al primo voto, e abbiamo cercato di mantenere un campione vario: arrivano da Venezia fino a Palermo, sono figli di professionisti o di impiegati, votano M5s o centrodestra e chi sta a sinistra non sa ancora se è meglio Pd, +Europa o Leu, forse Potere al popolo. Diversi eppure legati da uno stesso orgoglio, quello di esercitare un diritto. I nostri sette andranno tutti a votare. Qualcuno ancora non sa dove apporre la prima crocetta, altri sono convinti. Per tutti però il primo voto è un’emozione, quella che hanno scritto nei cartelli che tengono in mano in queste foto. Un affresco parziale di un’Italia che sfugge, troppo trasversale da fotografare, velocissima da inseguire. Ecco perché limitarsi ad ascoltarli, senza pregiudizi, sembra la via migliore per cercare di capirli. Alle loro voci abbiamo contrapposto quella di Matilde, una giovane dell’altro schieramento, quello dei tanti indecisi.

Quattro domande per capirli meglio

Allegra Semenzato
Appassionata di fotografia, vive a Venezia e frequenta il liceo scientifico. Di centrosinistra, ammira Emma Bonino per le posizioni europeiste

Allegra Semenzato, Venezia

“Studio la politica per comprendere la realtà intorno a noi”

– 1) Che cosa  rappresenta per te la politica?
Politica per me è quello strumento che permette di governare un Paese. È quella scienza che consente di individuare i gestori di una nazione e dà loro la possibilità di agire nel bene del Paese. Mi appassiona conoscere la politica sotto questo punto di vista. Studiarla anche nei suoi aspetti più tecnici per conoscere al meglio le dinamiche che la muovono. Solo così si riesce a capire quello che ci succede intorno.
– 2) Chi sono i protagonisti del tuo Pantheon?
Due sono i personaggi che hanno influenzato il mio rapporto con la politica. Da un lato Winston Churchill, per le decisioni prese durante la Seconda guerra mondiale contro Hitler; dall’altro il presidente americano Roosevelt e il suo piano di riforme noto come il New Deal. E poi Marco Polo, uno dei personaggi più influenti della sua epoca e uno dei primi diplomatici della storia: è riuscito a stabilire relazioni tra la Serenissima e l’Oriente.
– 3) Quale libro o autore ha segnato la tua formazione?
Sogno di riuscire a fare la carriera diplomatica o di lavorare in un’agenzia internazionale come l’Onu. Per questo mi ha colpito la lettura de Le linee rosse di Federico Rampini. Un libro che mi ha permesso di conoscere nuovi ambiti della geopolitica. Parlo soprattutto di paesi come Birmania, India e Cina. Non avevo ancora avuto modo di approfondire la geografia politica di queste nazioni che hanno molto da raccontare.
– 4) Al nuovo Parlamento quale legge chiederesti?
Mi piacerebbe che lo Ius soli diventasse legge perché nella mia mente non è contemplato che un bambino nato e cresciuto in questo Paese non abbia diritto alla cittadinanza italiana. Mi piacerebbe inoltre una nuova legge sul patrimonio paesaggistico perché l’articolo 9 della Costituzione non è più sufficiente a stabilire i limiti del degrado ambientale e a decretare cosa fare per fermare il cambiamento climatico in atto.

Maria Finiello
Vive a Ponticelli, alla periferia di Napoli, e studia al liceo classico. Padre impiegato, madre pensionata. Ha 18 anni da pochi giorni ed è orientata a destra

Maria Finiello, Napoli

Sud e donne, vorrei che queste fossero le priorità”

– 1) Che cosa  rappresenta per te la politica?
È la base della società nel senso che tutto ruota intorno alla politica, vero motore di un Paese: deve funzionare bene perché senza politica non c’è uno Stato. Ho fiducia nel ruolo della politica ed è per questo che sono felice di essere diventata maggiorenne, ora sento che posso entrare nel cuore del Paese avendo il diritto di voto. Solo il 4 marzo mi sentirò di essere finalmente diventata una cittadina italiana.
– 2) Chi sono i protagonisti del tuo Pantheon?
Vengo da Napoli e conosco bene le difficoltà della mia terra. Per questo nel mio Pantheon ci sono Gaetano Salvemini, per i suoi Scritti sulla questione meridionale, e il meridionalista Guido Dorso. Inoltre credo nel valore della Resistenza e, sentendomi a mio modo una femminista, vorrei riservare uno spazio importante alle donne partigiane. A quelle combattenti, come Irma Bandiera, che con la loro lotta hanno dato un nuovo spessore al ruolo della donna.
– 3) Quale libro o autore ha segnato la tua formazione?
Il resto di niente di Enzo Striano. È un romanzo storico che racconta la vicenda di Eleonora De Fonseca Pimentel, intrecciandola ai fermenti della rivoluzione francese e di quella napoletana del 1799. Ambientato a Napoli mostra lo spiazzamento di una giovane che arriva con la famiglia dal Portogallo e sostiene il valore della Repubblica ma paga con la vita le sue scelte, in un momento così vibrante della storia d’Italia.
– 4) Al nuovo Parlamento quale legge chiederesti?
Mia madre è affetta da 13 anni da una rara patologia muscolare. Sono cresciuta in una famiglia segnata dalle esigenze economiche legate al dover affrontare le spese mediche per questo tipo di malattie. Per questo mi piacerebbe una legge che tuteli le famiglie degli ammalati sostenendole. Inoltre mi è molto caro il tema dello Ius soli, una proposta che deve diventare legge al di là delle posizioni dei partiti che la sostengono.

Martino Pinto
Vive a Lizzano, Taranto. Frequenta il liceo scientifico. Padre enologo e madre casalinga. Ama leggere, dipingere e suonare la chitarra. Voterà M5s

Martino Pinto, Taranto

“Non è solo un diritto, andrò al seggio per poter contare”

– 1) Che cosa  rappresenta per te la politica?
Per me politica è il modo in cui i cittadini partecipano alla vita pubblica ed esprimono la propria opinione. Non è solo “la poltrona”, ma un modo di interagire. Qualsiasi azione dell’uomo è un atto politico: dall’andare a votare al tipo di comportamento che si adotta. La politica è un modo bellissimo di prendere parte alla vita del Paese: per non essere soltanto cifre, ma protagonisti.
– 2) Chi sono i protagonisti del tuo Pantheon?
Tre sono i personaggi che inserirei nel mio Pantheon personale. Il filosofo Fichte: per lui lo Stato, nel mantenere l’ordine tra i cittadini, dovrebbe agire in maniera tale da rendere inutile la sua stessa presenza. Poi Winston Churchill per la sua fermezza nelle decisioni politiche. Infine John Fitzgerald Kennedy perché avviò un dialogo con le potenze ostili e per il suo contributo alla pace nel mondo.
– 3) Quale libro o autore ha segnato la tua formazione?
L’Arte di Essere Fragili. Come Leopardi può salvarti la vita di Alessandro D’Avenia mi ha fatto riflettere su ciò che è veramente importante: inseguire i propri sogni, fare del bene e portare avanti ideali di solidarietà. Questo secondo me è fondamentale, soprattutto in un mondo che oggi ci trasmette solo l’apparire, quando bisognerebbe riscoprire, appunto, l’arte di essere fragili.
– 4) Al nuovo Parlamento quale legge chiederesti?
Vorrei vedere approvate nuove proposte di legge sullo sviluppo delle energie rinnovabili: si creerebbe lavoro e si renderebbe competitivo il Paese. Sarebbe importante poi ridurre la burocrazia per i giovani che vogliono aprire nuove imprese. Infine ritengo giusta la legge sull’agente provocatore: aiuterebbe a individuare e ridurre la corruzione.

 

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/

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