di Massimo Franco
Le voci di un possibile ripensamento si infittiscono. E fanno sperare in un soprassalto di ragionevolezza della maggioranza Movimento Cinque Stelle-Lega. Ma finora è più una questione di toni che di contenuti; con una pervicacia polemica soprattutto da parte del leader leghista e vicepremier, Matteo Salvini, che alimenta i sospetti di uno scontro cercato con la Commissione europea. Lo stesso Luigi Di Maio, l’altro vice del M5S, appare prigioniero degli annunci sulla manovra economica. Così, nonostante lo spread in rialzo, entrambi ripetono: «Nessuno ci fermerà».
Eppure, sia il reddito di cittadinanza che la riforma della legge Fornero sulle pensioni incontrano obiezioni diffuse: non solo come moltiplicatori del debito pubblico, ma come detonatori che potrebbero fare andare i conti fuori controllo. Ma che i «contraenti» del governo si dispongano a trattare con Bruxelles è una possibilità, non una certezza. E Salvini lascia intuire un intervento del governo sul «risparmio privato che non ha eguali al mondo. Per ora è silenzioso e viene investito in titoli stranieri. Sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano».
Parole oscure che lasciano indovinare un governo preparato al peggio; e a scaricare le conseguenze sui risparmiatori, o magari sulla Bce. Il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, tenta di farlo sostenendo che la banca guidata da Mario Draghi dovrebbe «abbattere lo spread comprando titoli». Ma ammette anche che sopra quota 400 la manovra dovrebbe cambiare. D’altronde, gli scossoni finanziari sono figli delle scelte del governo. Si aggiungono ai danni alla credibilità italiana, con la gaffe del ministro grillino, Danilo Toninelli, che evoca un inesistente «tunnel del Brennero».
L’impressione è che il governo si senta assediato e cambierà idea solo se costretto da uno spread che brucia miliardi di euro. Il premier Giovanni Conte, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria e il presidente della Camera, Roberto Fico, tentano di rilanciare la collaborazione con Bruxelles. Non c’è nessuna sfida ai mercati, insiste Fico. Conte cerca di attenuare l’effetto negativo delle stime al ribasso sulla ripresa italiana, fatte dal Fondo monetario internazionale.
Sono segnali distensivi davanti a un allarme crescente per l’isolamento al quale l’Italia sta andando incontro. Ma Di Maio e Salvini insistono che «indietro non si torna». Dimostrando uno sconfinato ottimismo, si arriva a sostenere che «gli investitori seri, che non fanno speculazioni, punteranno sull’Italia». Riecheggia la convinzione che alle Europee di maggio gli equilibri cambieranno a favore dei nazionalisti e di movimenti come il M5S. Il problema è in quali condizioni l’Italia ci arriverebbe.