ROMA – Mentre Matteo Salvini si veste da ‘sindacalista d’Italia’, raccogliendo tutte le richieste degli scontenti, i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, indossato l’elmetto, mitragliano l’alleato leghista: “Salvini fa l’anguilla, cerca di sfuggire – spiega un Fratel d’Italia – ma noi gli stiamo addosso. Abbiamo visto che tra lui e il suo ministro Giorgetti la pensano diversamente… e noi faremo ‘nero’ Giorgetti quando giovedì verrà in Senato a rispondere alle nostre interrogazioni sul superbonus“. D’altra parte i sondaggi stanno premiando il ‘metodo Giorgia’, Fratelli d’Italia ormai è il primo partito italiano con il 21% mentre la Lega di Salvini sta giù, staccata di quattro punti.
Ce la farà Salvini a mantenere il piede in due staffe, Lega di lotta e di Governo? E stando un po’ di qua e di là riuscirà ad arginare l’avanzata ‘fratellesca’? In pochi ci credono, in questa fase è chiaro che Meloni viene riconosciuta come unica opposizione credibile, che non fa sconti, mentre Salvini il sindacalista farà sempre più fatica a portare a casa i suoi risultati, saranno sempre da spartire con tutta la maggioranza. La presidente di FdI attacca Salvini scippangogli proprio i suoi temi: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Così inizia la nostra Costituzione. Eppure, da oggi, chi non ha il lasciapassare del ‘Governo dei migliori’ imposto dal Palazzo, non ha il diritto di lavorare. No, non è normale. Fratelli d’Italia continuerà a battersi contro questo Green Pass discriminatorio e inutile a combattere la pandemia di Covid“, ha sentenziato Meloni.
Che non si è fermata, anzi, al Salvini ‘piede in due staffe’ ha mandato un vero e proprio ultimatum: “Non è un tema di banali incomprensioni, se fosse quello sarebbe tutto più facile. Il tema è che io con Fratelli d’Italia lavoro per un centrodestra forte, orgoglioso e che non rincorra le sirene della sinistra e su questo, purtroppo, non abbiamo la stessa posizione. Io penso che nessuno abbia lavorato all’unità del centrodestra più di Fratelli d’Italia, banalmente per una questione di interesse, perché siamo l’unico partito che sulle alleanze non ha un piano B. Se FdI andrà al Governo lo farà solo con una coalizione del centrodestra – ha affermato Meloni -, quindi per noi è fondamentale mantenere l’unità. Se poi si hanno degli alleati che in molte occasioni, di fronte a scelte importanti, prediligono l’alleanza con il Pd o con il M5S questo è un problema, non di incomprensione ma di posizionamento politico… ho sentito Salvini dire ‘noi abbiamo scelto l’Italia’, ma che vuol dire? Perché per me vuol dire portare avanti la visione di cui il centrodestra è portatore. La Lega non voleva l’obbligo vaccinale e c’è l’obbligo vaccinale, era contraria al Green Pass come strumento di discriminazione e lo è, sono contrari all’immigrazione illegale di massa e continuano a sbarcare migliaia di immigrati, non volevano la revisione del catasto e c’è la revisione, erano d’accordo con noi sui balneari e votano per mettere all’asta ed espropriare 30.000 aziende italiane. Per me c’è un problema di posizionamento, poi voglio bene a tutti e ho sempre lavorato per l’unità però credo che un chiarimento politico serva” ha sottolineato la leader di FdI.
Che fare? Il ministro della Cultura dem, Dario Franceschini, si infila zitto zitto nel dibattito proponendo a Salvini di spostare la sua Lega al centro, trasformandola in una sorta di “Forza Lega” portandosi dentro gli azzurri. Ma Berlusconi ci starà? “Il Cavaliere più prima che poi dovrà gestire la fine… del suo partito si intende”, scherza un politico di lungo corso. Ma con la sua mossa Franceschini ha aperto ai dubbi: “Sta mollando il M5S di Conte presidente congelato? Chiaro che Franceschini – spiega un dem – con l’occhio lungo guarda già alle amministrative di maggio, se lì i ‘grillini’ dovessero rimediare un risultato vicino alla zero è chiaro che bisognerà rivedere la strategia del segretario Letta, perché a quel punto il campo non sarebbe più largo ma ristretto”.
Forse è per questo che proprio Enrico Letta, per non farsi ‘congelare’ a sua volta, punta a sparigliare aprendo al possibile accordo con Forza Italia. E tutti gli occhi sono puntati alla partita che si giocherà in Sicilia. Se alla fine ci sarà l’accordo trasversale sul ‘forzista’ Micciché contro Musumeci presidente uscente (e rientrante) dei Fratelli d’Italia, beh a quel punto inizierebbe un altro gioco a livello nazionale per la partita delle elezioni politiche del 2023.