Non ci resta che chiedere scusa ai nostri ospiti e all’Università per Stranieri

di Pierluigi Piccini capogruppo di Per Siena al Comune di Siena.

La notizia che il Comune di Siena non parteciperà all’inaugurazione dell’anno accademico all’Università per stranieri non può non creare sconcerto. La decisione presa in modo univoco dal De Mossi non può che essere la diretta conseguenza della recente discussione sulle Foibe. La decisione presa dal sindaco sposta il rapporto fra enti sul piano più squisitamente, politico configurando l’istituzione Comune come un fatto privato e di parte. Avevamo a suo tempo suggerito che ci potesse essere anche un chiarimento pubblico, che avrebbe tolto anche il sospetto che il tutto si fosse svolto in una logica elettorale, ma la proposta è caduta nel vuoto. Proposta nata nel rispetto del dettato costituzionale dell’art. 21 (libertà di espressione) e 33 (libertà della scienza e autonomia delle università). Articoli che i costituzionalisti avevano inserito proprio dopo la tragica esperienza del fascismo a seguito del giuramento di fedeltà al regime richiesto ai docenti delle università italiane nel 1931. 

Ma la cosa che più colpisce è che il rapporto istituzionale non va confuso con le polemiche del momento proprio nel rispetto dell’art 4 comma b dello Statuto del Comune di Siena che così recita: “Favorisce e sostiene la crescita delle attività culturali e delle istituzioni quali accademie, istituti, università e fondazioni il cui patrimonio storico e scientifico appartiene all’intera comunità”. All’intera comunità e non alla gestione di parte di qualcuno. In più dell’intera comunità fanno parte i docenti, gli studenti e il personale dell’Università per stranieri nel caso specifico. Gli studenti fra l’altro sono ospiti della nostra città e dovrebbero essere accolti fraternamente proprio dal rappresentante massimo della comunità che gli ospiterà per un certo periodo della loro esperienza formativa. Probabilmente questo non avverrà. Noi ci auguriamo che da parte del Comune ci sia un ripensamento, ma se ciò non dovesse avvenire non possiamo che chiedere scusa ai nostri ospiti e all’università, che non merita di essere discriminata.