Nel campo della Cultura

Buongiorno Pierluigi,

vedo almeno due problemi nel campo della Cultura:
la necessità di ridefinizione del e dei significati e l’adeguamento alla velocità a cui tutto muta.
Per essere schematici:
1) quando si dice “investire nella Cultura” oppure solo “l’importanza della Cultura”, bisognerebbe verificare che con la parola Cultura tutti si intenda la stessa cosa…e francamente ne dubito.
Politici, giornalisti, organizzatori parlano di Cultura…cosa intendono con quella parola?
A latere esiste poi il problema della formazione degli operatori culturali, inclusi quelli che escono dai Conservatori e dalle Accademie di Belle Arti, istituzioni che spesso girano a vuoto perché, anche lì, non è chiaro quale sia il loro compito e, di conseguenza, che tipo di operatori artistici vadano a formare e per quale funzione (ora che, nel caso dei Conservatori, non ci sono più i bambini, il cui futuro non era giustamente ipotizzabile)

2) la velocità dei mutamenti ha portato chi (come noi) usava solo poco tempo fa il gettone telefonico, a fare una teleconferenza con in mano un tablet, collegati con persone dislocate in mezzo pianeta.
Oppure il disco, che un tempo consentiva un ascolto documentario e succedaneo all’esecuzione dal vivo, e oggi con YouTube che permette di ascoltare musica con una ricchezza di particolari impensabile in una sala da concerto. O ancora il 4k che rivela particolari dei dipinti non distinguibili, non dico nelle riproduzioni dei libri di qualità ma nemmeno nella visione dal vivo.
La nostra sensibilità e le nostre aspettative sensoriali sono mutate, sicché parlare di un Teatro utilizzato nella modalità classica, seduti -peraltro scomodi – a guardare un sipario che si apre rivelando una scatola magica visiva (proprio ai tempi della ipervisività) diventa un rito ormai irrimediabilmente in decadenza.

Insomma, prima di fare delle proposte bisognerebbe mettersi d’accordo su termini e finalità; senza ritrovarsi a riproporre moduli ormai consunti e devitalizzati. Questo vale anche per il Turismo Culturale che è la risorsa del futuro in questo Paese ma che va ripensato. Un paese come l’Italia non se lo potrebbe permettere.
Si farebbe davvero un gran servizio alla comunità se si riuscisse ad indicare poche e chiare linee operative, dopo averne definito i contorni.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo