Mps, i conti migliori degli ultimi 5 anni «Perché lo Stato vuole svenderla?»

L’Ad Bastianini: la macchina accelera. L’attacco dei sindacati al Tesoro, i dubbi del sindaco De Mossi

Silvia Ognibene

 

Il Monte dei Paschi archivia la prima metà del 2021 con il miglior dato semestrale degli ultimi cinque anni, un risultato operativo netto di 327 milioni di euro, e una riduzione del deficit prospettico di capitale: numeri che hanno sorpreso il mercato spingendo fortemente il titolo in Borsa (più 4,85%) insieme a quello di Unicredit (più 2,54%) con la quale è in corso una trattativa col Tesoro — a oggi unica opzione sul tavolo — e, se possibile, hanno aumentato l’amarezza di sindacati e città per quel che poteva essere e quel che forse sarà, se è vero che l’acquisizione da parte di Unicredit potrebbe mettere a rischio anche il marchio, oltre ai legami col territorio.

Il Monte ha chiuso il primo semestre 2021 con un utile di 202 milioni di euro, tornando in «nero» dopo la perdita di 1,09 miliardi registrata nello stesso periodo del 2020. L’ammanco di capitale prospettico si è nel frattempo ulteriormente ridotto: i numeri presentati ieri dicono che al 30 giugno dell’anno prossimo la carenza da colmare è attesa inferiore al mezzo miliardo, a fronte del deficit di 1,5 miliardi atteso a novembre dello scorso anno. Inoltre, ha spiegato la banca, «i risultati dello stress test Eba sono coerenti con il piano presentato alla Bce che include un aumento di capitale di 2,5 miliardi».

La banca ha spiegato che dopo l’accordo transattivo con la Fondazione Mps i rischi legali si sono ridotti di circa il 40%: un ulteriore e significativo «lasciapassare» per intraprendere il percorso di uscita definitiva del Monte dalle secche in cui è precipitato ormai da una decina d’anni.

Un percorso a senso unico, come è stato ribadito ieri anche dal Cfo di Mps, Giuseppe Sica, dopo che nella serata di mercoledì lo aveva fatto il ministro del Tesoro, azionista di maggioranza della banca senese, Daniele Franco: «Il piano di capitale è stato inviato alla Bce e dobbiamo attendere la risposta formale» della vigilanza ma «la banca, l’azionista di maggioranza e l’organo di vigilanza al momento sono concentrati sull’operazione con Unicredit e nient’altro». Tutto questo mentre la «macchina commerciale» del Monte «continua ad accelerare», sottolinea l’Ad Guido Bastianini. I lavoratori dietro a quella macchina commerciale masticano amaro: in una nota diffusa ieri, tutte le sigle sindacali di Mps hanno attaccato duramente il ministro del Tesoro, rimarcando che «lo Stato ha investito miliardi dei contribuenti per il risanamento della banca, ora lo stesso Stato non può mettere in atto la svendita di Mps lasciando che lavoratrici e lavoratori della banca più antica del mondo vengano espropriati del loro futuro. Le parti istituzionali hanno il dovere di coinvolgere le organizzazioni sindacali — continuano i sindacati — come rappresentanti degli oltre 21 mila dipendenti del Gruppo Mps, abbiamo molto da dire al tavolo».

Il sindaco di Siena, ha detto di non sentirsi molto rassicurato dalle parole del ministro a proposito della tutela di marchio, livelli occupazionali ed economia del territorio. Luigi De Mossi ha ammesso che la banca «da sola non sta in piedi» ma ha anche ribadito che «gli esuberi sono intollerabili, come è intollerabile mettere un punto fermo soltanto agli ultimi anni che sono stati sciagurati: il Monte dei Paschi ha dato tanto all’Italia e alla nostra economia». Secondo il presidente della Regione Eugenio Giani «ci sono le condizioni perché Mps possa rimanere in vita, magari cercando con un anno o due davanti di trovare un partner che non la inghiotta, che non la incorpori, ma che le dia la possibilità di una fusione con soggetti di pari dimensione: cioè che una banca che esiste dal 1472 abbia la possibilità di guardare al futuro».

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