Montepaschi: Valentini quale incendio vuole spegnere?

di Pierluigi Piccini

Di storie che stavano per iniziare al Monte in questi anni ne abbiamo viste tante e tutte le volte i responsabili politici della maggioranza amministrativa hanno espresso grandi elogi al comandante di turno. Basterebbe ricordarne il duo Profumo e Viola, voluti dal Pd e venuti per far passare la “nuttata”, per prendere tempo, per fare in modo che il tutto passasse, al più presto, nel dimenticatoio.

Ciò che accadrà, anche questa volta che  per i colpevoli: la “nuttata” non è ancora finita. Prendiamo ad esempio la famosa commissione d’inchiesta parlamentare che ancora non è stata insediata e che forse sarà costituita a settembre. Cioè a fine legislatura, quando i parlamentari avranno già preparato le valigie visto che la legislatura, ad oggi, è già finita. I colpevoli vengono tirati in ballo, in sede locale, più per scontri interni al Pd che per una vera volontà di chiarezza.

Qualcuno pensa di essere innocente. L’innocenza colpevole del silenzio, quella che ha, comunque, omaggiato il potente di turno che sia stato in Banca o in Fondazione. L’ingresso dello Stato nel Monte sta per iniziare e prima di esultare, come fa Valentini, molta acqua dovrà passare sotto i ponti. Intanto altri 5.500 dipendenti andranno a casa (non li chiamo licenziati per amor di patria), uscita che peserà su chi resta in banca, non soltanto sullo stipendio, ma anche sul trattamento di fine lavoro.

Faccio un in bocca al lupo al sindacato che riesca nella trattativa in atto a ottenere il meglio per i lavoratori, sinceramente. Dovremo aspettare per sapere quanti risparmiatori saranno rimborsati, e vedere se la governance funzionerà; bisognerà capire, inoltre, come e quando lo Stato uscirà dal Monte e cosa succederà a quel momento. Però una cosa il Valentini la può fare da subito, se gli interessa sapere effettivamente cosa è successo negli anni del disastro.

All’epoca in Consiglio Comunale il tema del Monte dei Paschi è stato più volte dibattuto. Dibattiti che hanno messo bene in luce e in modo esatto a cosa andava incontro la collettività senese, ma che non hanno sortito nessuno effetto, perché sono stati ammutoliti dalle giunte a guida Pd. Messi a tacere con frequenti attacchi personali e, o con minacce. Se le circostanziate preoccupazioni fossero state ascoltate, con molta probabilità si sarebbe potuto evitare il disastro.

Di fronte a tutto ciò che è accaduto, anche nel recentissimo passato, le frasi ottimistiche del Valentini risultano stonate. Ottimismo alimentato dalla dimenticanza delle esternazioni fatte, sullo stesso argomento,  in precedenza (Mps, Valentini: “Bravi Profumo e Viola, ma ora ci vuole più coraggio”).  È necessario recuperare, viceversa, il sano realismo nel giudicare i processi in atto senza illudere i senesi e disegnare, per il futuro di Siena, una strategia fatta di concretezza.