Montepaschi, il Tesoro fissa il prezzo Allo Stato una prima quota del 53,5% .

Per gli ex-obbligazionisti il burden sharing vale una perdita di 2,16 euro per azione

MILANO Costa 2,16 euro per azione agli ex obbligazionisti del Montepaschi il salvataggio dell’istituto senese: una perdita secca e immediata, effetto del «burden sharing», cioè della «condivisione degli oneri» imposta dalla direttiva Ue quando scatta il salvataggio di una banca. Esattamente quello che è successo con Mps.

L’istituto senese guidato da Marco Morelli lo scorso dicembre aveva chiesto all’Unione Europea di accedere alla «ricapitalizzazione precauzionale», cioè a un aiuto di Stato per salvarsi evitando il «bail in», cioè la messa in risoluzione. L’aiuto è stato concesso a giugno dalle autorità (Dg Competition e Bce) ma secondo la legge i soldi del Tesoro possono arrivare a Siena dopo il sacrificio dei possessori dei titoli più a rischio. Quale sacrificio? Da un lato, la conversione forzosa dei bond subordinati in nuove azioni Mps; dall’altro, una tosatura del valore iniziale di quelle azioni affinché lo Stato possa entrare con un certo vantaggio iniziale. Ieri sera sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i due decreti che regolano la ricapitalizzazione da 8,1 miliardi totali (cifra inferiore agli 8,8 miliardi inizialmente indicati dalla Bce) e da essi è emerso qual è il sacrificio richiesto.

Sono in realtà due gli aumenti di capitale. Il primo è a carico dei circa 40 mila obbligazionisti subordinati che vedranno convertiti i titoli a un prezzo fissato in 8,65 euro. In totale sottoscriveranno 517 milioni di nuove azioni Mps per totali 4,473 miliardi. C’è poi il secondo aumento, riservato al Tesoro — ed è l’aiuto di Stato propriamente detto — per 3,85 miliardi. Il ministero di Pier Carlo Padoan entrerà in Mps a un prezzo scontato del 25%, a 6,49 euro per azione. In totale si arriva così a 8,3 miliardi, più delle cifra richiesta dalle autorità Ue perché è convertito anche il bond Fresh del 2003. I capitali arriveranno entro 5 giorni, così da consentire a Mps di approvare la semestrale (programmata per ieri ma slittata di alcuni giorni) e coprire la maxi-svalutazione dei crediti deteriorati per circa 4 miliardi al fine di cartolarizzarli e cederli al fondo Atlante.

Il Tesoro si ritroverà azionista di controllo con il 53,5% circa di Mps, di fatto nazionalizzata. Il resto sarà in mano agli ex obbligazionisti: tra questi c’è Generali, che con 400 milioni di euro in bond, è destinato a diventare il secondo socio. Il Tesoro in realtà potrà arrivare al 70% perché offrirà alle persone fisiche che possedevano i bond più a rischio di scambiare le loro azioni con bond senior a scadenza 2018.

Quando questa offerta avverrà non è ancora certo, si parla di settembre-ottobre. E non sarà indifferente che l’offerta arrivi prima o dopo il ritorno in Borsa di Mps, per il quale il pallino è ora in mano alla Consob. Molto dipenderà da quanto varrà Mps una volta riquotata . Secondo gli esperti incaricati (Pwc e, per Banca d’Italia, Mazars) Mps vale 17,3 euro per azione, più dei 15,5 euro dell’ultima quotazione del 20 dicembre scorso.

Fabrizio Massaro

 

  • Sabato 29 Luglio, 2017
  • CORRIERE DELLA SERA