Montepaschi, alla guida arriva Tononi.

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Dopo tre anni vissuti pericolosamente al vertice del Montepaschi nel momento più drammatico della storia recente della banca, Alessandro Profumo rassegna le dimissioni da presidente per dedicarsi a una sua autonoma attività imprenditoriale, sempre nella finanza. Al suo posto i soci pattisti dell’istituto — i fondi esteri Fintech Advisory e Btg Pactual con il 7,6% da un lato, la Fondazione Mps con il suo 1,5% residuo dall’altro — hanno indicato per la presidenza Massimo Tononi, 51 anni il prossimo 22 agosto, attuale presidente della Borsa Italiana e di Prysmian, già banchiere di Goldman Sachs e sottosegretario di Tommaso Padoa Schioppa al ministero del Tesoro tra il 2006 e il 2008 nel secondo governo Prodi.
Il passo era stato annunciato da tempo dal banchiere 58enne, che aveva indicato il perfezionamento dell’aumento di capitale da 3 miliardi di fine giugno come il momento opportuno per dire addio a Siena.
Sulla scelta di Tononi ha pesato anche l’imprimatur del governo Renzi, dopo che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva incontrato nei giorni scorsi Tononi a via XX Settembre. Il ministero ha voce in capitolo su Mps perché ne è diventato il secondo azionista con il 4% dopo aver incassato in azioni gli interessi sulla parte residua di Monti Bond, il prestito di Stato da 4,07 miliardi ottenuto dalla banca nel 2013 ed estinto un mese fa. Anche Alessandro Falciai, l’imprenditore ex patron di Dmt-Ei Towers che con l’1,7% è riuscito a conquistare 4 posti in consiglio, ha dato il suo benestare su Tononi, che è comunque stato individuato dai soci del patto di sindacato (che la Fondazione vorrebbe riscrivere). «È una figura di altissimo profilo; c’è grande soddisfazione», ha detto il presidente dell’ente, Marcello Clarich. Proprio ieri la Fondazione ha indicato come nuovo direttore generale Davide Usai.
L’incarico a Tononi sarà formalizzato al consiglio del 6 agosto. Insieme con l’amministratore delegato Fabrizio Viola dovrà prendere le redini di Mps per accompagnarla all’integrazione con un’altra banca, come richiesto dalla Bce. Domani scade il termine indicato da Francoforte per chiudere la partita del derivato Alexandria con Nomura e indicare i «milestone», i passaggi chiave per l’integrazione. Su quest’ultimo punto Mps farà valere l’incarico agli advisor Ubs e Citi. Circa Nomura, sosterrà che Alexandria è rientrato nella soglia dei «grandi rischi» (cioè di un’unica esposizione oltre il 25% del patrimonio) grazie a nuovi criteri di calcolo fissati dall’Eba.
Ieri è stata la giornata del commiato a Profumo, che lascia dopo tre anni «intensi», come li ha definiti una nota della banca. Nei 40 mesi in cui Profumo è stato presidente, Mps ha fatto 8 miliardi di aumenti di capitale, rimborsato gli aiuti di Stato, pagato 1 miliardo di cedole al Tesoro, tagliato i costi, ripulito i bilanci. E contemporaneamente, come Abi, ha anche riscritto i contratti dei bancari, una partita complicatissima per la quale ieri il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, l’ha voluto ricordare come «grande professionista, persona equilibrato e con grande senso di responsabilità».
Fabrizio Massaro