Milano: In scadenza i 2.500 dehors anticrisi il commercio apre la vertenza tavolini

La gratuità e le concessioni temporanee finiranno il 31 dicembre. Stoppani dell’Epam: “ È già tardi, il Comune dia la proroga” La giunta promette una trattativa sulla liberalizzazione iniziata durante la pandemia a favore di bar e ristoranti
di Federica Venni
Lampade riscaldanti da installare tra un tavolino e l’altro, contratti per il personale da rinnovare, spese da preventivare. Manca poco più di un mese e mezzo alla scadenza, il 31 dicembre, delle concessioni temporanee per i dehors di bar e ristoranti, così come ha le settimane contate la loro gratuità, cioè l’esenzione dal pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico.
«È già tardi, il Comune deve spiegarci che cosa accadrà dal primo gennaio » , spiega Lino Stoppani, presidente dell’Epam, l’associazione dei pubblici esercizi milanesi associati a Confcommercio. « Chiediamo una proroga — spiega — perché i tavolini all’aperto da un lato hanno strappato molti commercianti da una crisi nera, dall’altro hanno portato decoro, vitalità e sicurezza alla città». Si tratta di circa 2.500 permessi elargiti tra il 2020 e quest’anno per far fronte all’emergenza Covid: sedie e ombrelloni — installazioni leggere dunque — che, nonostante il freddo invernale in arrivo, vogliono stare dove sono. Certo, «con regole ben definite » , precisa Stoppani, per evitare quegli « abusi » e quel « disordine » che in estate hanno fatto infuriare i residenti di alcuni quartieri ostaggio del divertimento serale e notturno. E, perché no, «anche pagando il giusto » , perché la fase acuta dell’emergenza — al netto di una risalita dei contagi — sembra alle spalle e « non si possono più pretendere totale semplificazione e gratuità».
Poco prima delle elezioni, a settembre, la linea del Comune era chiara: una sostanziale riconferma, con una limatura alle norme nella prospettiva di una stabilizzazione che richieda anche una tariffa ad hoc. Perché è questo il punto: quanto dovranno pagare i titolari di bar e ristoranti? Certo non quanto si sborsa per un gazebo permanente, ma una cifra andrà stabilita, a meno che il governo non proroghi lo stato di emergenza e con esso anche alcune concessioni. Il dossier è sul tavolo di Palazzo Marino: «Ci stiamo lavorando — assicura l’assessora allo Sviluppo economico Alessia Cappello — e presto incontrerò le associazioni di categoria ». Intanto il Natale è alle porte e il clima rigido non spaventa chi vede i propri clienti sorseggiare cocktail e spizzicare aperitivi imbacuccati fino al naso pur di non stare in locali pieni di gente: «Molti vogliono star fuori anche perché non hanno il Green Pass » , racconta Massimo Fogliati, titolare del Nhero Milano di via Vittor Pisani e del ristorante Caral di via Marghera. Qui i plateatici occupano un paio di parcheggi: « Abbiamo già i progetti pronti per acquistare le lampade riscaldanti, ma sono investimenti che non possiamo fare se restiamo appesi fino all’ultimo». Alle colonne di San Lorenzo, fuori dal suo “ Tutti fritti”, Matteo Denti ha ben trenta tavoli: «Per gestire il servizio ho preso due dipendenti in più, anche a loro devo pur dire se rinnoverò o meno il contratto » , racconta. E poi ci sono quegli habitué « che agli spazi esterni si sono affezionati, ormai sarebbe strano non averli più » . Tutti d’accordo sul pagare: « Se ci viene chiesta una tassa equa è giusto, il beneficio che le nostre attività traggono dai dehors è grande, così come è alto il rischio di perdere molti clienti qualora non ci rinnovassero le concessioni ». Tanto che il segretario dell’Epam Carlo Squeri rilancia: « Chiediamo che quanto incassato dal Comune con il pagamento di queste concessioni temporanee vada ad abbattere la Tari soltanto di chi, per motivi ad esempio di spazio, non ha potuto usufruirne ed è rimasto fortemente penalizzato».
Oltre alle cifre, resta da capire se il Comune intende mantenere il regolamento approvato dal Consiglio comunale a dicembre del 2020 oppure inasprire alcune norme per venire incontro ai residenti, già da tempo sul piede di guerra con petizioni e ricorsi al Tar.