PANORAMA D`ITALIA CASERTA 8-11 NOVEMBRE
Un itinerario inedito attraverso l’arte e i monumenti di Caserta, tra angoli remoti dove – come scrive Vittorio Sgarbi il tempo «si è posato con orma lieve e pietosa».
arei così. Eviterei di illustrarvi la Reggia di Caserta sulla quale, oltre alla leggenda si può contare sulla doviziosa assistenza di opuscoli e guide, per accompagnare il sontuoso percorso nelle sale affrescate e nel museo (di cui vanno comunque ricordate le vedute di Jacob Philippe Hackert, che ci trasferiscono in una perduta Campania felix, di intatta e incantata bellezza), per prendere il cammino di itinerari misteriosi e remoti dove l’uomo non ha potuto infierire e il tempo si è posato con orma lieve e pietosa. Pensoa Caserta Vecchia dove Pasolini, fuggendo dalle periferie romane umiliate e umilianti, si rifugiò nel 1970 per ritrovare l’ariae il tempo del Decamerone: le novelle di Ser Ciappelletto, di Andreuccio da Perugia e di Peronella, sono ambientate qui. Caserta Vecchia, come la stessa Napoli, non aveva ceduto alla «omologazione», come Pasolini chiamava la globalizzazione. Potrà essere fuori dal tempoo in un tempo fermo.È questa la condizione di alcuni borghi, e anche delle strade di Napoli intornoa San Gregorio Armeno. Difficile muoversi in uno spazio più intatto di quello del borgo medievale a Caserta Vecchia, dominato da una cattedrale e da un campanile dove si incrociano elementi romanicie arabo siculi. L’integrità degli spazi esterni, nel percorso delle strade, nelle vedute quasi esotiche del campanilee del tiburio, il colore delle pietre, il tufo grigio campano, sottraggono Caserta Vecchia al rumore del nostro tempo.E all’interno della cattedrale ci attendono il pulpito disertato e alcuni sarcofagi, simulacri fisici di una vertigine della memoria che ci riporta entro un medioevo misterioso e accogliente. D’altra parte Caserta, Casa hirta,è un villaggio posto in alto, lontano da tutto, vicino alla nostra anima. Secondo alcuni studiosi, la pianta del Duomo di Caserta Vecchia, similmente a quanto avvenne a Sant’Angelo in Formis e a Sessa Aurunca, sarebbe stata costruita a imitazione della Badia di Montecassino che andò distrutta nel 1349. Tale ultima badia era stata costruita nel 1058-87 per volontà dell’abate cassinese Desiderio che, prendendo esempio dall’arte di Costantinopoli, ne volle fare «la meraviglia dell’Occidente». È comunque probabile che all’epoca della costruzione del Duomo di Caserta Vecchia si prendesse a esempio un edificio nel XII secolo molto noto che purtroppo nonè arrivato ai posteri. Secondo altri storici alcuni particolari costruttivi sarebbero stati indotti anche da artisti operanti ad Amalfi. La facciata ha tre portali in marmo bianco di Luni che spiccano sul tufo color grigio ocra, con sculture zoomorfe che si proiettanoa mensola dalla muratura. L’interno rivela la cupola celata dal tiburio ottagonale. Usciti dalla chiesa e dalla città, farete un’esperienza altrettanto sorprendente spingendovi fino all’abbazia di Sant’Angelo in Formis. La chiesa, dedicataa San Michele Arcangelo, sorge lungo il declivio occidentale del monte Tifata. Inizialmente nei documenti l’edificioè indicato come ad arcum Dianae («presso l’arco di Diana»), ricordando che cresceva al di sopra dei resti del tempio dedicatoa questa divinità, mentre successivamente ci si riferisce ad esso con le denominazioni ad Formas, Informis o in Formis. L’interpretazione etimologica della nuova denominazione è controversa: da una parte l’ipotesi è che derivi dal termine latino forma («acquedotto»), e che stia ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda; mentre dall’altra il termine si considera derivato dalla parola informis («senza forma»,e quindi «spirituale»). All’interno gli affreschi costituiscono il ciclo più importante di pittura medievale prima di Giotto. Commissionato dall’abate Desiderio, ritratto nell’abside della chiesa con il nimbo quadrato che indica i personaggi viventi, mentre offre a Cristo il modello della chiesa, il ciclo d’affreschi risale al 1072-87 e illustra episodi dell’Anticoe Nuovo Testamento. L’impostazione creativa è assai singolare perché sembra l’equivalente di un codice illustrato, squadernato sui muri con la straordinaria definizione dei dettagli tipica di un miniatore. Pochi luoghi d’Italia ci introduconoa una così alta e intellettuale concentrazione mistica. Ivan Vdovin/Alamy Stock Photo – Alberto Bevilacqua
Panorama – Vittorio Sgarbi – 02/11/2017 pg. 84 N.46 – 2 novembre 2017.