Il quadro si intitola «Signor Arnaud a cavallo» e nasconde la soluzione a un enigma sul suo autore: il pittore Edouard Manet. Come iniziava un’opera, che tipo di colori usava e come eseguiva nel dettaglio le sue pennellate, ad esempio. Riguardo al quadro in sé le indagini in corso da parte di restauratori mirano a risolvere il mistero, cioè scoprire chi e come ha completato il dipinto, rimasto incompiuto alla morte di Manet, nel 1883. Oggi, infatti, quell’immagine è diversa da come la dipinse il pittore. Tutto questo, in termini tecnici, si chiama «progetto di studio» e si svolge al Centro conservazione e restauro «La Venaria reale». Lo dirigono Paola Zatti, della Galleria d’Arte Moderna di Milano (a cui l’opera appartiene) e la restauratrice Barbara Ferriani. «Il caso Manet», vale a dire le tappe dell’indagine dei laboratori scientifici e le ricostruzioni storiche, saranno esposte, insieme al quadro, in anteprima al Museo della Ceramica di Mondovì (provincia di Cuneo) dal 27 ottobre al 17 dicembre. Il mistero è legato a due fotografie del dipinto. Una, scattata da Fernand Lochard, il fotografo che immortalò tutte le opere presenti nello studio di Manet subito dopo la morte. La seconda, in ordine di tempo, risale al 1914 e venne scattata all’interno della residenza di Max Liebermann, un artista che raccolse molte opere di Manet. In quest’ultima immagine il quadro è già completato. Si ipotizza che a commissionare il lavoro possano essere stati gli eredi dell’artista, la moglie Suzanne e suo figlio Léon. Al Guggenheim «Un intervento di studio simile è attualmente in corso su ”Femme en robe de soirée” del Guggenheim Museum di New York – spiegano dal Centro restauri di Venaria, che lavora sul progetto grazie a un finanziamento delle Fondazioni Cassa risparmio di Cuneo e Magnetto -: l’opportunità di condividere i risultati delle ricerche darà più informazioni per chiarire le vicende legate ai due dipinti». Attraverso analisi come la «fluorescenza ultravioletta», l’infrarosso, la radiografia e la fluorescenza ai raggi X si potrà ripercorrere la storia del quadro e capire come e (forse) chi mise mano per completarlo. «La mostra di Mondovì consentirà di presentare i primi esiti di queste indagini» concludono i restauratori. Anticipazioni? Con la fluorescenza si è capito che il dipinto è stato già restaurato e addirittura ridimensionato. L’analisi all’infrarosso e la radiografia mostrano elementi che si trovano al di sotto della superficie dipinta e che non possono essere osservati normalmente: raccontano il modo in cui Manet lo realizzò a partire dal disegno preparatorio.
La Stampa – Barbara Morra – 19/10/2017 pg. 1 ed. Nazionale