ZONAEURO
Bielorussia, il Parlamento Ue non riconosce Lukashenko (con l’astensione della Lega). “Indagine internazionale per Navalny”
Ancora più combattuta è stata la presa di posizione dell’Europarlamento sul caso Navalny. La risoluzione che chiede l’avvio immediato di un’indagine internazionale sul suo avvelenamento e sulle presunte violazioni della Russia in materia di armi chimiche è passata con 532 sì, 84 no e 72 astenuti. Gli eurodeputati esortano Mosca alla cooperazione, ma chiedono allo stesso tempo agli Stati membri di prendere una posizione chiara, ad esempio rafforzando le misure restrittive già in atto contro il Cremlino. Si chiedono sanzioni che consentano il congelamento dei beni europei di individui corrotti, in linea con i risultati del lavoro condotto dalla Alexei Navalny Anti-Corruption Foundation. Tutti propositi che non sono stati sollecitati in modo unanime dai partiti italiani. La Lega ha votato no, schierandosi dalla parte di Vladimir Putin. Il M5S e il Pd invece si sono spaccati: i dem hanno votato a favore insieme a Forza Italia, mentre gli eurodeputati pentastellati si sono astenuti insieme a Fratelli d’Italia.
Le decisioni adottate oggi a Bruxelles sono arrivate all’indomani delle dichiarazioni di Ursula von der Leyen, che nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione. Durante la plenaria, la presidente della Commissioneha ribadito che “l’Unione Europea sta con il popolo della Bielorussia” e che i suoi cittadini “devono essere liberi di decidere sul loro futuro da soli. Non sono pedine sulla scacchiera di qualcun altro”. Di fronte a queste prese di posizione, la reazione di Minsk non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri bielorusso ha definito “esplicitamente aggressiva” e non costruttiva la risoluzione approvata oggi. “Siamo delusi – dichiara in una nota ripresa dall’agenzia russa Ria Novosti – dal fatto che il Parlamento europeo, che si posiziona come una struttura seria, oggettiva e democratica, non sia riuscito a trovare la volontà politica per guardare al di là del proprio naso, per superare la unilateralità e non diventare ostaggio dei luoghi comuni”.
Intanto nella capitale del Paese continua la repressione nei confronti dell’opposizione: Maria Kolesnikova, che ha strappato il suo passaporto per evitare di essere deportata in Ucraina contro la sua volontà ed è attualmente detenuta nella città bielorussa di Zhodino, è stata dichiarata sospettata in un’indagine penale su “un caso di azioni volte a causare danni alla sicurezza nazionale”, il 9 settembre scorso. Accusata ai sensi dell’articolo 361 del Codice penale bielorusso, potrebbe ora affrontare da due a cinque anni di carcere. Dall’Ucraina, intanto, la leader dell’opposizione ed ex candidata alla presidenza Svetlana Tikhanovskaya ha dichiarato che l’opposizione è pronta a fornire “garanzie di sicurezza” a Lukashenko se si dimette “pacificamente”. Ai giornalisti che le hanno chiesto se a Lukashenko saranno date “garanzie di sicurezza” in caso di dimissioni “pacifiche”, Tikhanovskaya ha risposto: “Se ne può discutere. Naturalmente, se lascia pacificamente, c’è una probabilità di questo genere, direi anche una certezza. Personalmente devo parlare a nome di tutti, e in questo caso si terrà conto dell’opinione di tutti”.