Premesso che la nostra Associazione ha più volte trattato le tematiche della Pianificazione territoriale organizzando incontri sul tema con particolare riferimento ai valori della partecipazione, visione di aerea vasta e avanzando proposte per la riqualificazione urbana di aree come Piazzale Rosselli, non ci sentiamo di condivedere le modalità e contenuti che abbiamo appreso dalla stampa relativamente alla volontà dell’Ammistrazione Comunale di adottare lo strumento del Piano Operativo, tanto più in questo particolare periodo emergenziale.
Da quello che è possibile leggere, ed in assenza di un percorso di reale partecipazione con i cittadini e con tutti gli attori del territorio, ci pare un compitino elementare, un piccolo elenco della spesa che nulla ha che fare con la pianificazione del territorio (al massimo si parla di edilizia). Quali sono ad esempio le invarianti strutturali della città, del suo territorio che per nessun motivo possono essere barattabili? Con quali percorsi di partecipazione si arriva all’adozione? Forse con un semplicistico e limitato confronto in Giunta formata da in buona parte da componenti provenienti da Lucca, Firenze o dalla Valdelsa si può pensare di sopperire alla partecipazione della cittadinanza senese al piano da cui dipende il futuro urbanistico della città? Quali ragionamenti sono stati avviati con i territori contermini e su quali tematiche, per una visione che non si limiti ai meri confini comunali tracciati con una linea nella cartografia? Come si rapporta il PO con gli scenari post emergenza e di rilancio che verranno adottati dal Governo e dalla Regione per tematiche come la sanità, l’edilizia scolastica, la mobilità…e altro ancora? Un nuovo strumento urbanistico non deve essere timoroso nell’affronatre materia come la cultura ed anche in questo caso ci sfuggono completamente se e come è stato affronato il tema, ad esempio nell’importanza della centralità per la città e non solo del S.M. della Scala. Il futuro non può che passare anche dal trattare il tema delle energie rinnovabili ed in particolare dall’efficientamento energetico nell’ambito delle riqualificazioni urbane, con uno sguardo sempre vigile sulle opportunità che possono offrire i Bandi Regionali, Nazionali ed Europei per questo argomento.
Senza queste basi e risposte a queste domande il “nuovo” PO non può che rappresentare un esercizio poco democratico ed una ulteriore occasione persa per “aprire i confini comunali” e costruire uno strumento veramente stimolante ed innovativo per il nostro futuro. Abbiamo la sensazione che procedendo in un momento cosi particolare cavalcando la scusante della necessità del rilancio, la città rischi di rimanere sempre più “chiusa” ed isolata.