LO SBALLO UNICO OBIETTIVO

Le soluzioni difficili

di

Paolo Sarti

 

Una 14 enne beve con gli amici, sta male e crolla a terra: non è un evento raro. A Santa Maria Nuova in poche settimane si sono verificati diversi episodi analoghi, con cinque minori portati in ospedale in un solo weekend. L’abuso di alcol tra giovani e giovanissimi (le statistiche parlano anche di ragazzini di 11 anni) è un fenomeno in netta crescita. Lo chiamano «binge drinking», un’abbuffata di alcol velocissima, compulsiva e che ha effetti accentuati rispetto alla stessa quantità ingerita in più tempo. I danni fisici sono noti, come le conseguenze. Ma a loro interessa solo lo sballo: dicono che devono perdere il controllo, evadere dai problemi, che gli dà maggior sicurezza nelle relazioni, nella propria presentabilità, ma anche negli approcci sessuali, come se avessero sfiducia nelle proprie capacità. Per essere felici devono diventare «altro» e garantire prestazioni oltre misura. C’è sempre stato il bisogno nell’adolescenza di misurarsi oltre il limite e il proibito. I genitori lo sanno e in ogni epoca si sono allarmati di qualcosa in particolare: negli anni ‘70 erano le droghe pesanti, poi sono arrivate droghe come le «pasticche» di più facile assunzione e reperibilità. Il vino invece era qualcosa per le cene degli adulti e i cocktail erano ancora poco di moda. Ora l’alcol non è percepito dai giovani come possibile fonte di problemi, ma come bene ordinario di consumo, alla moda. Favorisce sensazioni di benessere senza percepirne il pericolo.

Oltretutto sono prodotti di ampia reperibilità e disponibilità e costantemente oggetto di promozione (vendita sottoprezzo, consumazioni incluse nel prezzo del biglietto della discoteca e comunque diffusi come rituale sociale, vedi l’happy hour). Il consumo di bevande alcoliche è stato «normalizzato» dalla società, e anche un po’ tollerato dalle famiglie, e non riceve generalmente un’adeguata attenzione sociale, come invece accade per le droghe e per il fumo! Ora, oltre a essere un problema sempre più diffuso, va a evidenziare difficoltà specifiche di questa generazione: una fragilità sempre più profonda, più precoce, una scarsa padronanza di sé, una carenza di autoconsapevolezza, di obiettivi, di valori radicati. Così lo sballo è diventato l’unico obiettivo, divertimento e modo di entrare in relazione con gli altri. La soluzione è difficilissima proprio per questo: se noi puntiamo solo sul proibizionismo non risolviamo le cause e l’origine. I genitori in primo piano e la società tutta devono impegnarsi a dare strumenti perché si possa anche bere una sera con gli amici, ma il giorno dopo ci si ritrovi come individui solidi e padroni di sé stessi.

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