L’Italia disillusa delle elezioni deserte.

IL PUNTO
L’Italia disillusa delle elezioni deserte. Nel deserto di Ostia si è consumata ieri una pagina malinconica della democrazia decadente. L’unico dato positivo è che non pioveva a dirotto come due settimane fa. Per il resto, hanno perso tutti. Ha vinto, come si dice in questi casi, l’astensione. Ma non è la solita curva al ribasso per cui, elezione dopo elezione, si perdono alcuni punti percentuali. Il caso di Ostia coincide con un autentico collasso della partecipazione. Come e più del primo turno.
Si dirà che si tratta di un esempio limite. Una storia di corruzione e di suicidio delle classi dirigenti, non replicabile altrove negli stessi termini. Certo, è vero.
Ostia è un punto limite. Per ora. Ma proprio per questo rappresenta una fotografia drammaticamente veritiera della società italiana: non tanto di quello che è oggi, bensì di quello che potrebbe diventare a medio termine. Un’Italia in cui le aree del malessere e del degrado tendono ad allargarsi, in forme inversamente proporzionali alla credibilità smarrita della politica.
In questa Italia che a Ostia è già realtà, anche l’indignazione non è più di moda. La rivolta morale e magari moralista, il rifiuto della corruzione, lo sberleffo verso la casta, insomma tutto ciò che ha fatto la fortuna dei Cinque Stelle, oggi sembra materiale usurato. A Ostia prevale la stanchezza e la disillusione. Il 67 per cento degli elettori che se ne stanno a casa non descrive l’esercito dell’anti-politica rimasto sotto la tenda in vista di future battaglie. Piuttosto racconta di un mondo pre-politico in cui ha vinto l’indifferenza, il totale disincanto. E questo vale anche per i Cinque Stelle, i seguaci del tribuno Grillo. Nonostante l’ostentata spavalderia, la loro candidata ha raccolto solo una parte dei voti ottenuti da Virginia Raggi nella Roma di un anno e mezzo fa.
Una vittoria di Pirro sulla concorrente della destra, un successo amaro che dovrebbe indurre riflessioni prima che festeggiamenti. Perché anche i Cinque Stelle oggi sono sommersi dalle astensioni, segno che certe parole d’ordine non servono più ad accendere la ribellione a un potere che nel frattempo è marcito, dissolvendosi.
Con la sinistra scomparsa, testimonianza di una crisi profonda che proprio sul litorale laziale tocca il suo diapason, ecco che i vincitori, diciamo così, morali hanno rischiato di essere quelli di CasaPound, con le vettovaglie distribuite alle famiglie bisognose e la loro violenza esplosiva. Hanno ottenuto d’esser invitati nei salotti televisivi per prendere la parola e non dire niente. Finiremo per dover ringraziare il sig. Spada, che con quella testata a un giornalista ha ricordato a tutti cosa è l’organizzazione che s’intravede dietro i pacchi di pasta.
La Repubblica.
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