Un’altra lunga mattinata di trattative, poi l’accordo con i renziani con l’assessorato a Turismo e Agricoltura. A Marras lo Sviluppo. Ma il presidente rinvia ancora l’annuncio ufficiale delle deleghe. Il caso della zingarettiana Nardini.
Marzio Fatucchi
Alle 16,03 entrano finalmente nell’aula del Consiglio regionale gli eletti Pd, con un’ora di ritardo. È fatta, la giunta regionale c’è. È stato risolto lo scontro Pd-Italia Viva che durava da quasi un mese, anche se l’ennesimo ritardo non dipende dalla ricerca di un accordo tra i due partiti ma dalla furia degli zingarettiani a cui i renziani hanno strappato la vicepresidenza della giunta. Sarà Stefania Saccardi, ex assessore alla Sanità, la vice di Eugenio Giani. Giani, che pure aveva annunciato che avrebbe indicato tutte le deleghe degli otto assessori, in aula si ferma invece alla nomina della sua vice, sorprendendo molti. Non i consiglieri del Pd che sono appena rientrati in aula dopo una riunione breve, perché lo scontro è andato avanti tutta la mattina, sull’asse Firenze-Roma.
Resta il nodo di Alessandra Nardini. La campionessa della preferenze del Pd, pisana, zingarettiana, era in pole per fare la vicepresidente della Regione da prima delle elezioni, forte di un accordo nazionale interno al partito. E quando Giani, che doveva trovare la nomina «di peso» che Matteo Renzi chiedeva per accettare di entrare in giunta, comunica al partito la sua scelta sulla vicepresidente, sono gli zingarettiani a minacciare di non entrare in giunta. Solo che alla fine resta solo Nardini a difendere questa posizione. Per lei si sono mossi sia il capocorrente nazionale Andrea Orlando che Nicola Oddati, membro dell’esecutivo del Pd, uomo del segretario nazionale Nicola Zingaretti: pare siano stati vicini a chiedere di far saltare l’accordo con Italia Viva pur di mantenere Nardini alla vicepresidenza.
Ma Giani va avanti, incontra all’ora di pranzo Saccardi dopo aver parlato con il coordinatore regionale renziano e europarlamentare Nicola Danti: l’input del Partito democratico regionale, guidato da Simona Bonafè, ma anche di quello nazionale è di non rompere. Il governatore parla con Zingaretti (anche se da Roma arriva la smentita: il segretario non si è mai occupato della giunta). C’è il via libera: va (solo) bilanciato lo smacco dando deleghe importanti a Nardini. Anche perché nel frattempo tutti gli altri zingarettiani accettano di entrare in giunta. «Abbiamo tenuto insieme la coalizione, con responsabilità di governo per tutti. A noi l’impegno di lavorare sulla Sanità per dare risposte» commenta la segretaria Bonafè. Alla fine tutti contenti (ufficialmente), anche gli zingarettiani parlano di un buon risultato: la loro componente avrà le deleghe alla Sanità con Simone Bezzini, ma anche Ambiente, Scuola e Cultura. E pure il capogruppo, Vincenzo Ceccarelli (che ha gestito la mediazione). Le deleghe saranno firmate solo oggi da Giani. L’unica delega annunciata ieri da Giani è quella della Sanità al senese Bezzini. Al netto di stravolgimenti causa bilancino, Monia Monni pare indirizzata all’Ambiente. Il grossetano Leonardo Marras allo Sviluppo economico e molte altre deleghe, dovrebbe essere una sorta di «assessore alla ripresa». Stefano Baccelli da Lucca gestirà le Infrastrutture. Il pratese Stefano Ciuoffo, assessore uscente, andrà al Bilancio. Serena Spinelli, di Sinistra civica ecologista, al Sociale. Per Alessandra Nardini Scuola, Università, Ricerca ma probabilmente anche Formazione e altro. Infine Saccardi: Agricoltura e Turismo, due deleghe con meno contrasti e dal grande impatto (e consenso elettorale). Il consigliere di Italia Viva Stefano Scaramelli non a caso saluta così in aula: «Grazie al presidente Giani, al nostro presidente». Un mese di trattative può far felici i renziani, anche se loro fanno notare che in tutti questi giorni di incontri ce ne sono stati solo due, di mezz’ora, e neanche una parola da Pd. Forse la minaccia di andare all’opposizione (confermata da Giani) era solo uno d ei tanti rilanci tipici del tattico Renzi. Una sottolineatura per rimandare in campo avverso le responsabilità della «quasi crisi».
Il centrodestra attacca: «Si sono litigati ruoli e poltrone fino all’ultimo secondo facendosi beffe delle risposte che i toscani attendono» dalla sanità all’economia, dichiarano i capigruppo Francesco Torselli (Fratelli d’Italia), Elisa Montemagni (Lega) e Marco Stella (Forza Italia). «Le dinamiche politiche interne sono importanti, ma tutte le persone aspettano soluzioni concrete a problemi reali: stigmatizziamo il ritardo» dice con altri toni Irene Galletti del Movimento 5 Stelle.
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