L’illusione di Peterzano sfortunato «prof» di Caravaggio

Bergamo La mostra chiusa alla viglia della fase 2

di Anna Gandolfi

Anno 1584, 6 aprile, venerdì. Il dodicenne Michelangelo, residente a Milano nella parrocchia di San Giorgio al Pozzo Bianco, entra a bottega. Il ragazzo — dice il contratto — imparerà il mestiere «esercitandosi giorno e notte». Lo accoglie un vicino di casa, nobile signore e artista illustre: Simone Peterzano. Che qualche risultato deve averlo ottenuto, se l’apprendista di cognome fa Merisi. Eppure, a lungo, di colui che prese con sé Caravaggio si è saputo poco o nulla. Peterzano è il maestro di… o l’allievo di…, dato il vezzo di firmarsi Titiani Alumnus, allievo di Tiziano. Una frequentazione di cui, in verità, la critica ha dubitato: le sue pale d’altare tardomanieriste quadrano poco con i grandi della Laguna. Finché, nel 1990, a New York salta fuori Venere e Cupido (oggi a Brera), prima conferma di una virtuosa (e ignorata) produzione giovanile. Peterzano, nato a Venezia nel 1535, radici bergamasche, muore a Milano nel 1599. Destinatario di ricche committenze, come l’altare di Sant’Ambrogio in Duomo, per secoli è dimenticato. Nel 2012 si grida alla scoperta di disegni di Caravaggio nel Fondo che di Simone porta il nome, al Castello Sforzesco: una bufala. Sfortunato, Peterzano. Ma pronto alla riscossa con Tiziano e Caravaggio in Peterzano, mostra all’Accademia Carrara di Bergamo: 40 sue opere (a sinistra: Deposizione, 1572), Caravaggio e Tiziano per una volta comprimari. Via il 6 febbraio. Diecimila visitatori, poi Covid-19, lockdown, stop. Il 18 maggio i musei riaprono? La Carrara c’è, con tanto di bracciali anti-assembramento, Peterzano no. La mostra ha chiuso il 17: «Improrogabile». «La solidarietà verso la città, così colpita dal virus, è grande: molte istituzioni — dicono in Accademia — si sono offerte di lasciare le opere». Restano sino a fine estate I musici di Caravaggio, concessi dal Metropolitan di New York. «Mantenere il resto, però, sarebbe stato economicamente insostenibile». Scena rubata, di nuovo. «Ma raccontare storie meno note resterà un nostro obiettivo». E questa rimane una lezione del maestro.

 

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