Un simbolo religioso e civile, fulcro delle vicende artistiche di Prato ed elemento cardine della sua identità: la Sacra Cintola, la cintura della Vergine custodita nel Duomo che per secoli è stata il tesoro più prezioso di Prato, sarà al centro del nuovo allestimento del Museo di Palazzo Pretorio. La mostra, Legati da una cintola -L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città, sarà aperta al pubblico da venerdì 8 settembre negli spazi espositivi recuperati nell’attiguo edificio del Monte dei pegni.
Un tema, quello della reliquia pratese, che consente di accendere un fascio di luce intenso su un’età di grande prosperità per Prato, il Trecento, a partire dalle committenze ad artisti di primo ordine come lo scultore Giovanni Pisano e il pittore Bernardo Daddi, che diedero risonanza alla devozione mariana a Prato come vero e proprio culto civico. La mostra prende spunto da quel prezioso simbolo dall’innegabile valore identitario per intrecciare i fili di un racconto che parla della città e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio e riconoscibile al di fuori dei confini locali.
Leggenda, arte e tradizione – L’origine del culto della sacra cintola affonda le sue radici nel XII secolo, la leggenda vuole che la cintura, consegnata a San Tommaso dalla Madonna al momento dell’Assunzione, sia stata portata a Prato verso il 1141 dal mercante pratese Michele e da questi donata in punto di morte, nel 1172, al proposto della pieve. Fra Due e Trecento la reliquia assurse al ruolo di vero e proprio segno dell’elezione della città, santificata da una così preziosa vestigia miracolosamente giunta dalla Terra Santa, e divenne motore delle vicende artistiche pratesi.
La tavola di Bernardo Daddi – Una delle immagini più prestigiose di tutto il Trecento dedicate all’Assunta e al dono miracoloso della Cintola all’incredulo San Tommaso è la pala di Bernardo Daddi commissionata nel 1337-1338. L’opera nel tempo è stata smembrata e la sua complicata diaspora ha fatto sì che si perdesse la coscienza stessa della sua capitale importanza. L’allestimento del Pretorio consentirà di tornare ad ammirare nel suo complesso la monumentale macchina dipinta dal Daddi, riunendo i suoi componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del viaggio della cintola e del suo approdo a Prato (questa custodita nel Museo) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, perché si riunisse a quello di San Lorenzo (custodita nei Musei Vaticani), e una terminazione con la Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso (conservata al Metropolitan Museum di New York).
Intorno a questa ricostruzione verrà illustrata la varia fortuna in Toscana dell’iconografia che univa la morte della Vergine e la sua assunzione in cielo. Alcune cintole due-trecentesche documenteranno la bellezza di questo genere di manufatti, puntualmente riprodotto nell’elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del Museo di palazzo Pretorio. A lato delle due predelle del Daddi altre opere esalteranno la felice vena narrativa di questo pittore della scuola giottesca. Una ricca serie di dipinti, sculture e miniature illustrerà le diverse elaborazioni del tema dell’Assunta che dona la cintola, iniziando dal prestito del rilievo eponimo del Maestro di Cabestany, scultore romanico attivo nel Roussillon e in Toscana, prima attestazione del tema della Cintola.
Anche il Duomo di Prato sarà parte integrante di un percorso che permetterà ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita, e ammirare il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi (si potrà accedere con il biglietto di ingresso alla mostra, è necessario però prenotare l’orario chiamando il call-center al numero 0574 19 34 9961 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18; sabato dalle 9 alle 14). Il biglietto di ingresso alla mostra permette inoltre uno sconto sulla visita al ciclo di affreschi di Filippo Lippi nel Duomo di Prato.
Oltre che nelle ostensioni solenni la Cintola fu spesso mostrata a papi, principi o personaggi della corte e, per il riconosciuto potere taumaturgico, veniva esposta nel corso di epidemie e altre calamità per invocare l’aiuto della Madonna. Una serie di testimonianze scritte e visive che accompagnarono il culto della Cintola stessa, le suppellettili connesse alla sua custodia e ostensione aiuteranno a comprendere la spettacolarizzazione di una reliquia cui si affidava l’identità più profonda e la fierezza di un’intera città.