Lega, la rete dei soldi e i 18 milioni al notaio

Un notaio con studio a Milano e un elettricista di Casnigo in provincia di Bergamo. Strano testacoda che però, stando agli atti della Procura di Milano, potrebbe mettere assieme vecchia e nuova Lega, quella dei 49 milioni svaniti nel nulla e quella dei commercialisti amici di Salvini. Ripartiamo dal primo. Da Mauro Grandi, notaio (non indagato) che ha seguito l’affare Film Commission orchestrato dai professionisti del Carroccio, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba. Nel 2018 i movimenti del suo conto finiscono nel mirino dell’Antiriciclaggio della Banca d’Italia. Motivo: oltre 18 milioni ricevuti con bonifici dallo studio di Angelo Busani che, non indagato, viene citato nell’inchiesta calabrese Breakfast. Il suo nome, scrive l’Antiriciclaggio citando un articolo del Fatto, è collegato a una intercettazione della Dia con l’avvocato Domenico Aiello, già difensore dell’ex governatore Bobo Maroni. I due, si comprende dai brogliacci, discutono della Lega e del rischio di sequestri legato all’inchiesta della Procura di Genova sui 49 milioni di rimborsi spariti. Busani, sta agli atti calabresi, propone una modalità finanziaria. Dice: “La bontà è che i soldi non sono più sul conto della Lega”. Busani non sarà mai indagato. L’indagine riguarderà anche l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito. Ma anche per lui non vi saranno conseguenze giudiziarie. Ciò che allerta la Banca d’Italia è però la data del bonifico: il 5 luglio 2018, epoca in cui l’affare Film Commission finito nel mirino della Procura di Milano è in pieno svolgimento. Lo stesso giorno, dal conto di Grandi i 18 milioni ripartono. Buona parte finisce alla Bailican ltd del vice primo ministro ucraino Tigipko Sergey. Il resto va alla Merchant Trust. La traccia leghista è però già svanita. Secondo la Uif, Busani ha partecipazioni in vari trust e nella Credit Suisse servizi fiduciaria. Bonifici milionari, ma anche fatture scadute.

Il bancario: “I finanzieri le fanno un paiolo così”

L’inchiesta milanese sui presunti fondi neri della Lega è varia. Il telefono squilla. Risponde un funzionario della filiale Ubi di Seriate. Dall’altro capo c’è Francesco Barachetti, imprenditore di Casnigo già ex consigliere comunale con una condanna in Appello per spaccio, molto vicino al partito di Matteo Salvini e oggi accusato di peculato nell’inchiesta sull’affare Film Commission e su i presunti fondi neri. Dalle informative della Guardia di finanza e dalle segnalazioni dell’Antiriciclaggio, Barachetti emerge come uno snodo principale dei flussi di denaro triangolati tra le casse del partito e la galassia societaria dei commercialisti Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, tutti finiti ai domiciliari la scorsa settimana. Il tema della telefonata è una fattura emessa dalla società di impianti elettrici di Barachetti. L’imprenditore insiste, si arrabbia, fino a che il funzionario sbotta. “Io – dice il bancario – non tarocco i numeri. Siamo una banca non un ente di beneficenza. Mi auguro di non vedere tutti quei tramini che c’erano dietro ai bilanci, lei non ha idea dei rischi operativi che si sta tirando addosso, un giorno arriveranno quelli vestiti in grigio con la fiammella o qualcuno dell’Antiriciclaggio e le faranno un paiolo che non finisce più”. Barachetti se ne lamenta con l’amico e vicino di casa Di Rubba (entrambi vivono a Casnigo) che però minimizza. A lui la Guardia di finanza di Milano dedica un’intera annotazione che spiega i suoi collegamenti con il partito. Lo specchietto delle entrate nelle casse della sua società è impressionante. In pochi anni dalla galassia del partito Lega, prima e durante la direzione di Salvini, arriva un fiume di denaro. Pontida Fin, la società che ha in corpo il patrimonio immobiliare del Carroccio, è tra i maggiori clienti di Barachetti. In appena quattro anni versa un milione di euro all’elettricista di Casnigo. Alla voce entrate per il 2016, ad esempio, ci sono 30mila euro da Radio Padania e 20mila euro da Andrea Manzoni. Nel 2018 la Lega per l’indipendenza della Padania gli versa 325mila euro. Nel 2019, 212mila euro arrivano dalla Lega per Salvini premier. Nello stesso anno riceve denaro anche dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli per 75mila euro. Nel 2017, è invece il tesoriere della Lega Giulio Centemero a bonificargli 80mila euro.

L’elettricista: 2 milioni e rapporti con i vertici

Risultato: in quattro anni, che comprendono anche il presunto svuotamento dei 49 milioni dalle casse del Carroccio, Barachetti incassa oltre 2 milioni di euro dai leghisti. Che si serviranno di lui per triangolare il denaro pubblico frutto della vendita dell’immobile di Cormano alla Lombardia Film Commission. Anche qua Barachetti incassa circa 200mila euro, e altri 70mila li prende sempre da Film Commission nel 2019. I rapporti sono stretti, con i commercialisti e con i vertici del partito. Dice Barachetti a Di Rubba: “Nove e mezza sono da Calderoli su in città alta e poi scendo”. Contatti e denaro. Troppi soldi anche per gli istituti di credito che gli chiedono di non “mettere assolutamente nulla della Lega”, come gli ricorda la moglie. Al che Barachetti risponde: “Li vedono uscire che vanno sulla banca (…) perché loro hanno un conto della Lega”. Lo stesso Barachetti sarà oggetto di una segnalazione Uif dalla quale emerge come molti destinatari dei suoi bonifici siano legati alla rete dei commercialisti. Dalle note di Bankitalia emerge poi una segnalazione a carico della Lega per “una operatività anomala” anche “con fondi da persone fisiche ideologicamente legate alla Lega a titolo di sostegno per importi non adeguati al profilo economico delle stesse”. Inoltre “si rilevano pagamenti di fatture con cifra tonda a fornitori” del partito. Aumentano i movimenti sul conto del partito amministrato dal tesoriere Giulio Centemero, dai 2,4 milioni in entrata del 2018 ai 5,8 nel 2019. I legami sono stretti e “se Manzoni ordina – annota la Finanza – Barachetti esegue”. Tanto da progettare di entrare nell’affare Covid, su indicazione di Manzoni. Rapporti societari emergono anche con il commercialista Michele Scillieri che nel gennaio scorso deve affrontare un grave problema: la scoperta da parte della moglie di un secondo telefono per le comunicazioni riservate con Manzoni. Lo sfogo della donna è quasi brutale: “Ti sei messo tu nel fango con questi vomiti della società e hai perso la famiglia in nome loro, sarai contento!”.

 

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