Lega alla resa dei conti si dimette il guru social della “Bestia” di Salvini

FEDERICO CAPURSO
Ilario Lombardo
Era da anni al centro del palco politico, Luca Morisi, pur restando sempre nascosto nell’ombra. Adesso, però, l’uomo che guidava la comunicazione social di Matteo Salvini, conosciuta come “la Bestia”, ha deciso di uscire di scena. Ufficialmente, per problemi personali: «Mi avete scritto in tanti – fa sapere Morisi –. Sto bene, non c’è alcun problema politico, in questo periodo ho solo la necessità di staccare per un po’ per questioni famigliari». Ma sono tempi tumultuosi all’interno della Lega. E mentre si consuma lo scontro tra i fedelissimi del leader e le truppe che fanno riferimento al ministro Giancarlo Giorgetti e al presidente del Veneto Luca Zaia, emergono con più facilità le critiche e le inimicizie finora tenute sotto il pelo dell’acqua. Tra gli uomini della vecchia guardia del Nord, vicini a Giorgetti, si discute sempre più spesso dei guai del partito. E nelle conversazioni degli ultimi giorni, quando si cercavano le cause delle difficoltà del Carroccio, il nome di Morisi veniva scandito con insistenza.
In molti, ormai, desideravano che il regista della Bestia si facesse da parte. Nell’ultima settimana, nelle varie interlocuzioni tra Giorgetti e i governatori leghisti – secondo quanto risulta alla Stampa – una frase più di ogni altra ha martellato nelle chat e nelle telefonate: «Matteo viene consigliato male». Non solo da Morisi, ma anche e soprattutto da lui. Si vuole cambiare registro. E Zaia, sempre ascoltato, avrebbe chiesto di «tornare a parlare con le imprese e con la gente, ascoltare le loro paure, e seguire meno il sentiment dei social». Perché non si può – lamentavano in risposta alcuni colonnelli del Nord – vivere la politica come una corsa dietro a Giorgia Meloni, in una «guerra continua su Facebook».
In molti, in quella che ormai sembra sempre più una corrente interna al Carroccio, avrebbero mostrato forti perplessità per come Salvini sia rimasto prigioniero di una dinamica social che funzionava due anni fa, quando il vento del populismo soffiava forte, ma che adesso si è sgonfiata all’interno di un governo guidato da Mario Draghi. Il premier – ragionavano – ha avuto «un effetto calmante» sulla politica e sul suo linguaggio. Certi modi di condurre la campagna elettorale permanente di Salvini, con Morisi in regia, appaiono ormai «grotteschi». Talvolta, persino pericolosi per l’immagine della Lega. L’ondeggiare continuo delle posizioni, come nel caso del Green pass, prima osteggiato e poi accettato sommessamente, e prima ancora per le mascherine e le strette di mano, è stato ampio tema di dibattito. E in generale – riporta chi ha avuto modo di parlare con Zaia – l’impronta della Bestia sul modo di comunicare tutto e subito, prendendo posizioni nette che non permettono sfumature, era diventato un problema già nei mesi più duri della pandemia e con l’arrivo di Draghi sembra essersi amplificato.
Morisi era finito nel mirino dei leghisti del Nord già lo scorso ottobre, quando era stato cooptato nella segreteria allargata del partito. In molti lo avevano visto come uno schiaffo dato da Salvini a chi invece cercava di cambiare direzione alla Lega e al suo modo di comunicare. Il passo indietro dalla segreteria da parte di Morisi però non è ancora arrivato. E più di qualcuno, adesso, attende.
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