Le truffe di Di Maio.

 

Tante promesse, poca sostanza
Ha detto che il reddito di cittadinanza sarà di 780 euro, invece saranno 80 euro a povero Ha giurato che l’obolo andrà agli italiani, tuttavia lo riceveranno pure gli stranieri residenti qui da 5 anni In campagna elettorale annunciò: chiudo l’Ilva e fermo il gasdotto. È accaduto il contrario Nel contratto ha scritto: taglio le pensioni sopra 5.000. La cifra ora è 4.500
Certe bugie di Luigi Di Maio saranno evidenti solo tra qualche mese, dopo le elezioni europee. È il caso delle stime di crescita economica inverosimili che ha ordinato a Giovanni Tria di mettere nero su bianco, in modo da fare apparire – finché si potrà – i conti pubblici meno disastrosi di quello che saranno. Altre truffe, invece, sono lampanti già oggi. Le più grosse riguardano il reddito e la pensione di cittadinanza. Ieri il governo ha fatto sapere alla commissione europea che il prossimo anno i due interventi costeranno circa 6,5 miliardi di euro. (…) segue a pagina 3 segue dalla prima (…) A questi vanno aggiunti i 2,5 miliardi già stanziati per il Rei, il reddito di inclusione voluto dal Pd, che sarà abolito per fare posto alle nuove misure. Il totale fa 9 miliardi. Tale somma dovrà garantire che «nessun cittadino abbia un reddito mensile inferiore ai 780 euro, che crescono in base al numero dei componenti della famiglia», e che le pensioni minime siano «aumentate fino a 780 euro, con una differenziazione tra chi è proprietario di un immobile e chi non lo è». Resta solo da capire se la fregatura sarà a danno di chi incassa la prebenda o di chi la paga. Secondo Giuseppe Conte il reddito di cittadinanza «contribuirà a sollevare dalla soglia della povertà oltre 5 milioni di persone», alcune delle quali partono da zero, e dovranno incassare dunque la somma intera. I pensionati che oggi ricevono un assegno inferiore a 780 euro, e che da gennaio avranno diritto all’integrazione, sono invece 4,5 milioni. Almeno 9 milioni e mezzo di italiani, quindi, dovranno spartirsi 9 miliardi di euro, e ciò significa che per ognuno di loro lo Stato mette a disposizione, in media, 947 euro l’anno, ovvero appena 79 euro al mese. Dunque, delle due l’una: o il governo sta turlupinando i contribuenti, e dopo le elezioni europee presenterà loro un conto di gran lunga superiore a quello prospettato, oppure sta mentendo a disoccupati e pensionati poveri, che avranno molto meno di quanto promesso. Lo scarto tra annunci e realtà è talmente grande che probabilmente finiranno gabbati tutti. In ogni caso, la fregatura è matematica. IL CONTRATTO? NON VALE PIÙ E non è nemmeno l’unica legata al sussidio di nullafacenza. La storia era iniziata con Di Maio che tranquillizzava Matteo Salvini: «Il reddito di cittadinanza andrà solo agli italiani». Frase ripetuta tre giorni fa, durante la trasmissione televisiva Domenica Live, dopo che lo stesso grillino aveva annunciato che ne avrebbero goduto pure gli stranieri «residenti in Italia da dieci anni». Ieri, nei documenti inviati dal governo a Bruxelles, la sorpresa: dell’assegno «possono beneficiare i maggiorenni residenti in Italia da almeno cinque anni, disoccupati o inoccupati (inclusi pensionati)». E questo allarga ulteriormente il numero dei non italiani aventi diritto all’assegno finanziato dai fessi che lavorano. Regalare soldi costa e con l’indebitamento non si può fare tutto. Un antipasto del trattamento che sarà inflitto a milioni di contribuenti è già stato messo in cantiere per i pensionati. Ricordate il «contratto» di governo? «Per una maggiore equità sociale», vi si leggeva, «riteniamo altresì necessario un intervento finalizzato al taglio delle cosiddette pensioni d’oro, superiori ai 5.000,00 euro netti mensili, non giustificate dai contributi versati». Si è rivelato anch’esso una bugia. Si è scoperto che la ricostruzione del monte contributi è impossibile per molte categorie di pensionati, inclusi gran parte di quelli pubblici, ma questo non ha fatto cambiare idea a Di Maio. Il quale, anzi, ha preteso di abbassare la soglia: l’intervento riguarderà gli assegni sopra i 4.500 euro netti al mese. Nelle intenzioni del governo dovrà fruttare un miliardo di euro in tre anni, ma dall’Inps hanno già fatto sapere che il guadagno per lo Stato sarà «inferiore ai 150 milioni l’anno». Anche per questo i Cinque Stelle avevano accarezzato l’idea di calare ancora di più l’assicella, penalizzando con un decreto chi riceve un assegno superiore ai 3.500 euro: almeno in tale occasione, la Lega li ha fermati. QUANDO IL DANNO È FATTO Il vicepremier e il suo partito hanno mentito sull’Ilva. Ne era stata promessa la chiusura e i suoi dipendenti avrebbero dovuto essere «convertiti» per bonificare l’area e svolgere non meglio precisati «ecolavori che permettano a Taranto di sollevarsi dal punto di vista del turismo e dei prodotti agroalimentari» (Di Maio dixit). Dopo una manfrina durata mesi, lui stesso ha siglato un accordo ricalcato su quello raggiunto dal suo predecessore Carlo Calenda. Copione identico sulla Tap, il gasdotto progettato per unire le sponde azere del Mar Caspio con quelle pugliesi. La chiusura dei cantieri in Salento faceva parte degli impegni assunti dal M5S con gli elettori locali, ribaditi a settembre dal ministro dello Sviluppo economico: «Non si può prescindere dal dialogo con le comunità ed è inutile pensare di fare un’opera senza discutere col sindaco e i cittadini». Ovviamente il gasdotto si farà. «Abbiamo le mani legate dal costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese» in caso di annullamento dell’opera, si è giustificata la grillina Barbara Lezzi, ministro per il Sud. La cosa era nota già prima delle elezioni, così come si sapeva dell’impossibilità di chiudere l’Ilva e come oggi si sa che 9 miliardi non bastano a dare 780 euro al mese a quasi dieci milioni di italiani. Ma anche in questo caso fingeranno di scoprirlo in ritardo, quando avranno preso i voti e il danno all’Italia sarà stato fatto.
Libero. https://www.libero.it/