Le roccaforti espugnate.

Il centrodestra esce vincitore da questa tornata elettorale. Si ritrova al governo in 16 comuni capoluogo (ne aveva 7) e infligge una dura sconfitta al centrosinistra che al di là del dato puramente numerico – vince solo in 6 capoluoghi a fronte dei 17 che aveva rimediato al precedente giro – si ritrova orfano di alcune sue roccaforti. Su tutte Genova (nella foto Ansa, il neo sindaco Marco Bucci), La Spezia e Sesto San Giovanni, l’ex «Stalingrado d’Italia». Il Movimento 5 Stelle praticamente era fuori partita: ha perso nell’unico capoluogo in cui era al ballottaggio, Asti. E si deve accontentare della vittoria a Carrara, che però capoluogo non è. E con in più lo smacco di vedere Federico Pizzarotti trionfare a Parma, cinque anni dopo, anche senza il vessillo del Movimento. Il centrodestra è riuscito a conquistare al centrosinistra 12 città capoluogo di provincia: Genova, L’Aquila, Monza, Piacenza, La Spezia, Alessandria, Asti, Pistoia, Como, Rieti, Lodi, Oristano. Si riconferma a Verona (malgrado il cambio di rotta del sindaco uscente Flavio Tosi, che ha lanciato una propria lista), Catanzaro, Frosinone e Gorizia. Il centrosinistra strappa al centrodestra due capoluoghi: Padova e Lecce. E conferma i sindaci di Palermo, Taranto, Lucca e Cuneo. A Belluno vince una coalizione di liste civiche. Nulla di fatto per Trapani, che era del centrodestra, ma che tornerà al voto il prossimo anno essendo rimasto in lizza al ballottaggio un solo candidato che non è però riuscito a fare votare almeno il 50% degli aventi diritto. Bassa l’affluenza: il 46% degli aventi diritto al voto (a fronte del 59% che aveva votato al primo turno». Qui l’articolo completo. I dati città per città. Cosa ha detto Berlusconi, di Francesco Verderami. Cosa ha detto Renzi, di Maria Teresa Meli. L’editoriale di Massimo Franco.