Le risposte che adesso Salvini deve dare

di Carlo Bonini
Esisteva dunque, e ragionevolmente esiste ancora, un Sistema Lega. In ragione del quale tra il cinque e il quindici per cento del valore delle consulenze riconosciute dalle amministrazioni leghiste lombarde (Regione, comuni, municipalizzate) a professionisti di provata fedeltà politica veniva e viene retrocesso al partito di Matteo Salvini. La faccenda è assai seria. Non solo per il merito, ma anche per chi ne dà conto: un signore che di nome fa Michele Scillieri, nel cui studio di commercialista Matteo Salvini, da neosegretario, volle registrare, nel 2017, la nuova ragione sociale della Lega a trazione sovranista, “Lega per Salvini premier”.
Ora, delle due, l’una. O Scillieri dice il vero e Matteo Salvini dovrà allora recuperare la memoria e la parola per spiegare al Paese, prima che in qualunque altra sede, che storia è questa del Sistema costruito per finanziare in modo illecito il partito e, con l’occasione, riciclare denaro. O, al contrario, Scillieri mente. E allora, con altrettanta sollecitudine, la stessa che dedica ad altri temi, Matteo Salvini dovrà dargli del “mariuolo” e denunciare questa infamante accusa. Magari chiarendo anche perché uno specchiato professionista come Scillieri, amico e socio di altrettanto specchiati professionisti leghisti come i contabili Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba (quelli con cui Salvini amava fotografarsi in discoteca con un buon mojito), avrebbe deciso di mettere a verbale un’enormità di questa portata.
E’ tuttavia facile prevedere che Salvini non farà né l’una, né l’altra cosa. Quando si parla di soldi e di Lega, il loquacissimo leader del partito viene infatti assalito da afasia. Al più, si rifugia nella battuta da bar. Ci permettiamo dunque di estendere l’invito a Giancarlo Giorgetti, vicesegretario federale, uomo meno incline alle facezie e – ne siamo certi – con una qualche conoscenza dell’architettura finanziaria di sostegno al partito. E anche dei tre specchiati professionisti finiti nei pasticci con la Procura di Milano.
Se poi anche lui dovesse cadere dal pero, siamo certi che vorrà raccogliere la sfida della trasparenza il Presidente della Regione Attilio Fontana. Non fosse altro perché non potrà non sentire un moto di ribellione nel sapere che la sua Regione oltre ad aver acquistato con denaro pubblico (ai tempi del predecessore e compagno di partito Roberto Maroni) un capannone pieno di amianto al prezzo di un gioiello dell’architettura, quel diavolo di uno Scillieri, che nell’operazione di compravendita ebbe un ruolo, va ora parlando anche di “retrocessioni” al partito di parte di quel denaro. Attendiamo con fiducia.
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