di Stefano Bucci
Cosa si nasconde nella Foresta blu di Fabrizio Plessi, sei grandi tronchi sospesi su altrettanti piccoli specchi d’acqua (non reali, ma in forma di video-installazione) che lunedì apriranno ufficialmente la Contemporary Exhibition Hall, il nuovo spazio espositivo della Iulm 6? «Tante cose — assicura l’artista da Vienna, dove ieri ha inaugurato una monografica alla Mario Mauroner Contemporary Art Gallery, aspettando il doppio omaggio in programma per la prossima Biennale di Venezia —. C’è l’idea dell’acqua assorbita nel corso dei secoli, che viene restituita dalla natura, c’è la ricerca delle origini profonde della vita, ma c’è, soprattutto, il desiderio per me irrefrenabile di una tecnologia sempre più umanizzata. Ho pensato che questo potesse essere il “segno giusto” per celebrare un nuovo spazio idealmente dedicato allo studio e all’insegnamento».
L’effetto dei sei tronchi sospesi è sorprendente, anche in virtù di quella «luna immaginaria» (di fatto un vero e proprio tondo affacciato sul cielo) che rappresenta l’unica apertura del grande contenitore in cemento progettato dallo studio 5+1AA. Una luna più o meno luminosa a seconda dell’ora del giorno e che, anche grazie a quel rumore di pioggia che costituisce la colonna sonora del lavoro di Plessi, contribuirà a cambiare continuamente la stessa sensazione dello spazio, proprio come accade in una foresta vera. «Ho elaborato un progetto che avevo pensato per Hannover — spiega Plessi — come faccio abitualmente con tutti i miei lavori perché li considero sempre come una sorta di work in progress . Per la Iulm, ho voluto trasformarlo in qualcosa di più geometrico e armonico, di meno casuale. Ma l’idea di base resta comunque identica: umanizzare al massimo la tecnologia, per proporre nuove vie al sentimento e alla passione».
Il «romantico moderno» Plessi, che si definisce grande amante di Caspar Friedrich, ha deciso che il nuovo spazio espositivo della Iulm (sicuramente congeniale al suo lavoro, ma dove potranno in futuro ben figurare, ad esempio, anche le opere di Ettore Spalletti) fosse dunque perfetto «per domare la tecnologia con l’emozione». Con la sua Foresta blu si apre, dunque, una nuova era della Iulm e non a caso l’inaugurazione della mostra di Plessi seguirà, in termini di orario (con tanto di concerto per piano e violino), proprio l’apertura dell’anno accademico 2014-2015 di questa università, a pochi giorni dall’avvio dell’Expo.
«Il nuovo building contribuirà a cambiare ulteriormente i connotati di una periferia che è ormai quasi centro — spiega il rettore della Iulm Giovanni Puglisi —. E non sarà un cambiamento da poco perché la Iulm 6, oltre a ospitare un auditorium di 600 posti, metterà a disposizione, non solo degli studenti, ma di tutta la città anche una sala piccola con 146 posti, la nuova sede della Scuola politecnica di design, l’Iulm University Club con tanto di ristorante stellato ». In totale, una superficie complessiva di quasi 20 mila metri quadrati suddivisi tra torre di nove piani, ala sud, ala nord.
Alla Contemporary Exhibition Hall il compito, affascinante e arduo, di attirare artisti e gallerie per mostre e eventi. La parola d’ordine? «Aprirsi senza paura verso il territorio — ribadisce Puglisi — cercare un punto di contatto con il resto della città, trasformare ulteriormente questa periferia in qualcosa di vitale». Insomma, mettere insieme le esigenze della scienza e quelle dell’uomo. E in fondo non è che un’ulteriore variazione sul tema di quella tecnologia umanizzata e poetica che i sei tronchi sospesi di Fabrizio Plessi (svuotati grazie a una macchina che abitualmente è utilizzata per costruire cannoni) definiscono all’ombra della luna, molto metropolitana, di questa Foresta blu .