A guidare il fronte del dissenso il cardinale statunitense Leo Burke: “Tutti i fedeli sono tenuti a opporsi al riconoscimento delle unioni omosessuali”
Domenico Agasso jr
Città del Vaticano
L’attacco a Bergoglio e alla sua apertura alle unioni civili è frontale e incendiario. Giunge dal recinto cattolico anche per conto dell’internazionale sovranista. «Le parole del Papa sono fuori dal Magistero. È causa di urgente preoccupazione il fatto che le sue opinioni non corrispondano all’insegnamento della Chiesa». Lo sferra l’uomo simbolo dell’opposizione al pontificato argentino: il cardinale statunitense Raymond Leo Burke. L’alto prelato – che solo recentemente si è slegato da Steve Bannon, l’ex ideologo di Donald Trump – assume la guida del dissenso che ribolle in varie Sacre Stanze, sacrestie e palazzi di partito. Per il porporato «lo scandalo e l’errore» che il Papa «causa tra i fedeli danno la falsa impressione che la Chiesa abbia cambiato rotta su questioni di cruciale importanza». Perciò dal sito La Nuova Bussola Quotidiana chiama alle armi: «Tutti i fedeli sono tenuti a opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali».
Mentre il docu-film «Francesco» del regista Evgeny Afineevsky riceve nei Giardini Vaticani il Premio Kinéo, i tradizionalisti manifestano il loro terrore per la frase che il Pontefice vi pronuncia: «Le persone omosessuali sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia». È questo passaggio che ha scatenato la rivolta, con l’accusa al Papa di contraddire la Bibbia e la tradizione bimillenaria ecclesiastica, e di tradire le battaglie dei Family Day e le campagne per i «principi non negoziabili». «La situazione può sfuggire di mano con conseguenze imprevedibili dal punto di vista bioetico e sociale», paventa un sacerdote che chiede l’anonimato. Gli spettri sono il diritto alla «parentalità», cioè ad avere figli con metodi «diversi», fecondazione assistita, inseminazione eterologa, utero in affitto.
I capofila scendono tutti in campo, compreso l’ex nunzio negli Usa monsignor Carlo Maria Viganò, altro catalizzatore della galassia anti-Francesco. Sul blog Stilum Curiae parla di «eresie» bergogliane e sostiene che le sue «affermazioni costituiscono un gravissimo motivo di scandalo». Come credenti bisogna schierarsi «per chi difende la vita e la famiglia naturale – invoca e rincara la dose – Pensavamo di avere al nostro fianco il Vicario di Cristo. Prendiamo dolorosamente atto che, in questo scontro epocale, colui che dovrebbe condurre la Barca di Pietro ha scelto di affondarla».
Il cattolicesimo ultra-conservatore si salda con i nazionalismi d’Europa e si rinforza attraverso l’asse con gli Usa di Trump. Con un sogno nel cuore: la Certosa di Trisulti scuola di futuri crociati. E con un’icona «benedetta» da Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Viktor Orban e Marion Maréchal: papa san Giovanni Paolo II. A colpi di «Dio, onore, nazione» Wojtyla è stato «arruolato» come baluardo da contrapporre al «marxista» Bergoglio. E ieri il calendario ha fornito un assist, prontamente finalizzato da Salvini, che ha twittato: «”Non abbiate paura di avere il Coraggio”. Oggi si celebra #GiovanniPaoloII, un grande Papa che ha cambiato la storia. Lo ricordiamo con ammirazione». Commentando l’intervento di Francesco, Salvini assicura di «rispettare le parole del Santo Padre». Ma c’è un ma: «A me interessa che non ci vadano di mezzo i bambini, che abbiano una mamma e un papà, che vengano adottati da una mamma e un papà. Poi la sera ognuno faccia quello che vuole».
Mentre Mario Adinolfi, fondatore del Popolo della Famiglia, twitta così: «Pino e Gino potranno solo chiedere riconoscimenti civili alla loro unione, mai si sposeranno in chiesa come una famiglia, che deriva solo dal matrimonio uomo-donna».
E non manca chi cita il predecessore di Bergoglio. Come il professore Alessandro Meluzzi, che rilancia un titolo de La Stampa di alcuni mesi: «Ratzinger: nozze gay e aborto sono segni dell’Anticristo».