«Mi sono seduta alla scrivania. […] Vediamo chi la spunta questa volta, mi sono detta. Ho acceso il computer e ho cominciato a scrivere ogni dettaglio della nostra storia, tutto ciò che mi è rimasto in mente.»
Iniziano così la quadrilogia de L’amica geniale scritta da Elena Ferrante e la serie televisiva diretta da Saverio Costanzo: aprendo una finestra di visione sulla storia di Elena Greco, detta Lenù, e Raffaella Cerullo, detta Lila. Storia di amicizia e di conflitto, di legame e rivalità, di crescita e di vita. Un racconto letterario e visivo messo in scena dalla Film Commission Regione Campania e dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee attraverso il lavoro del fotografo Eduardo Castaldo (Napoli, 1977), realizzato sul set della fiction giorno dopo giorno, scena dopo scena, catturando col proprio obiettivo l’enigma degli opposti destini delle protagoniste. Attimi, momenti, intrecci, situazioni, che rievocano la parola scritta e al tempo stesso mostrano il lavoro del cinema, restituendoci, attraverso le sue visioni, la potenza narrativa del romanzo.
L’amica geniale. Visioni dal set è un progetto espositivo articolato in più sezioni e in più luoghi: al museo Madre e al rione Luzzatti, periferia est di Napoli. Ciascun “capitolo” della mostra è concepito come singolo episodio all’interno di una trama espositiva più articolata, in cui immergersi e dalla quale farsi trasportare, che si dipana in segmenti diversi e focus dettagliati.
Al Madre, gli spazi del Mezzanino introducono all’universo esistenziale del romanzo e alla sua rappresentazione nella fiction televisiva, presentando, come in un album di famiglia, le protagoniste, i comprimari e le famiglie di appartenenza. Il percorso prosegue in Sala delle Colonne, conducendo il visitatore nel cuore del lavoro di produzione, mostrato in più sezioni, ciascuna articolata in dialogo con l’altra, mettendo in primo piano: gli episodi e le scene salienti, la specificità delle professioni cinematografiche, la potenza attoriale e la straordinaria bellezza di Napoli e del territorio campano che hanno fatto da cornice e location per le riprese.
Al rione Luzzatti, gli spazi della Biblioteca Giulio Andreoli ospitano un focus sull’universo dell’infanzia e la formazione delle protagoniste. Una sorta di location aggiuntiva, rispetto alle più note Piazza del Plebiscito o Spaccanapoli, che mira ad attirare il visitatore, conducendolo ad esplorare il quartiere e le sue strade, ad attraversare i luoghi reali nei quali, nel corso della lettura, ha immaginato Lila e Lenù incontrarsi, perdere le proprie bambole, fare amicizia, leggere Piccole Donne e crescere. Grazie ad un intervento di public art appositamente ideato da Castaldo, il visitatore sarà condotto ad oltrepassare il tunnel della fuga verso il mare, a sedersi nella piazzetta, a riconoscere grate, finestre, portoni, cancelli, vicoli e angoli di un racconto letto, immaginato, messo in scena e, fino ad ora, mai esperito. Rievocando lo stesso metodo compositivo del romanzo originale – il racconto nel racconto che ha inizio nelle parole pronunciate da Lenù per richiamare Lila dalla sparizione – la mostra si compone sovrapponendo più piani espositivi, aumentando i confini del percorso installativo: “smarginando” la definizione stessa di progetto espositivo, per estendersi, come ogni forma d’arte sa fare, alla vita.
Rimandando alla dinamica di fidelizzazione di una saga televisiva e di un romanzo di appendice, la mostra si costruisce nell’attesa del seguito che, se nell’800 portava il lettore del feuilleton a comprare il numero successivo e oggi inchioda lo spettatore allo schermo, spinge anche il pubblico del museo a voler vedere di più, approfondire la conoscenza, andare oltre…