La sinistra dei ricordi perduti

 

di Ernesto Galli della Loggia

 

Ha quasi dell’incredibile l’olimpica facilità con cui in occasione dell’attacco all’Ucraina una parte della sinistra italiana è caduta preda dell’oblio. Dell’oblio del passato in generale — di come è andata la storia del mondo — e del proprio passato in particolare — cioè di quanto negli anni o nei decenni trascorsi essa stessa si è trovata a pensare e a dire, spesso a gridare a squarciagola. Sono specialmente tre, mi sembra, i nodi del passato intorno a cui questo comodo oblio attuale si addensa. Ad ognuno dei quali rinvia una di queste tre affermazioni che da due mesi ascoltiamo di continuo.

1): «Putin avrà pure sbagliato, ma la Nato e gli Usa hanno la loro parte di colpa quando hanno fatto entrare nell’alleanza i Paesi ex comunisti dell’Europa orientale: infatti così la Russia si è sentita sotto assedio». L’affermazione lascia intendere che quei Paesi non sono entrati nell’alleanza per loro desiderio, perché avevano una paura storica della Russia, ma in sostanza perché spinti dalle mire aggressive degli americani. Insomma: uno come Enrico Berlinguer, pur vivendo a qualche migliaio di chilometri da Mosca ed essendo segretario di un partito che si chiamava comunista, aveva il diritto — come lui stesso dichiarò a suo tempo — di sentirsi «più sicuro» sapendo di essere protetto dalla Nato, e invece, chissà perché, Polonia, Ungheria e tutti gli altri Stati dell’Est non avrebbero avuto lo stesso diritto.

E questo nonostante fossero a ridosso della Russia e avessero provato per mezzo secolo il suo tallone di ferro. Non solo, ma se tanto mi dà tanto, dovremmo allora forse dedurne che è sempre per qualche oscura e maligna ragione made in Usa — certo non per timore della Russia, figuriamoci! — se oggi, ad esempio, anche Svezia e Finlandia sono sul punto di chiedere di far parte anche loro dell’Alleanza atlantica? È questo che dovremmo pensare? E dove sta scritto poi che l’Europa si divide in Paesi, come l’Italia l’Olanda e il Portogallo, i quali, beati loro hanno il diritto di sentirsi protetti da una forte alleanza militare e altri invece che non potrebbero godere di tale diritto per non far arrabbiare il re del Cremlino? Da quando la sinistra si è convertita a questa Realpolitik a spese dei più piccoli e dei più deboli? Da quando?

2) «Guardiamo la realtà — Putin avrà pure attaccato per primo ma ormai questa è diventata una guerra per procura che gli Stati Uniti combattono contro la Russia fino all’ultimo ucraino». È l’affermazione introduttiva al più generale capitolo di cui dirò tra poco, che tende a cancellare l’esistenza degli ucraini in quanto esseri dotati di un cervello e di una volontà. Gli ucraini sarebbero in sostanza dei fantocci pronti ad essere — a scelta — manovrati, illusi, raggirati, o magari comprati dal burattinaio yankee. Ma come mai, mi chiedo, a suo tempo a anche dopo, a nessuno è venuto mai in mente, che so, di dire che in Indocina l’Unione Sovietica e la Cina combattevano gli Stati Uniti «fino all’ultimo vietnamita»? E ancora oggi una frase del genere, immagino, sarebbe accolta da una sonora risata? Eppure non fu anche in quei casi determinante l’appoggio ad Hanoi delle due grandi potenze comuniste dell’epoca? Anche allora l’Urss e la Cina non volevano indebolire gli Stati Uniti?

3) (in qualche modo come ho già detto il seguito della precedente): «Che cos’è questa fregola bellicista che ha preso l’Occidente? Invece di mandare armi che servono solo a far continuare la guerra si cerchi piuttosto di fare di tutto per aprire un negoziato!». Sembra di capire dunque che secondo questi amici della pace il modo migliore per arrivare al negoziato sarebbe in sostanza quello di rendere impossibile per mancanza di mezzi bellici la continuazione della resistenza da parte dell’Ucraina. Buon’idea: ma qualcuno può spiegarci per quale ragione a quel punto, di fronte a un’Ucraina impossibilitata ormai a continuare a combattere, la Russia dovrebbe negoziare invece di considerarsi l’ovvia vincitrice? Che cosa potrebbe mai «negoziare» un’Ucraina senz’armi ? E il fatto che il suo popolo non dia il minimo segnale di voler cedere di fronte al sopruso di cui è vittima deve o no contare qualcosa per i democratici europei ?

In realtà il partito del «negoziato adesso» (perché è ovvio che prima o poi a un negoziato si dovrà arrivare: tutto sta a vedere però come ci si arriverà, con quali posizioni occupate dai contendenti) il partito del «negoziato adesso», dicevo, pur se non è capace di confessarselo non vuole capacitarsi del fatto che la «guerra» nasce da un’aggressione, cioè dalla unilaterale volontà di una parte, e dunque è quella parte che bisogna convincere a recedere dalla sua decisione. Ma si dà il caso che a tutt’oggi è stato Putin che in ogni occasione si è detto contrario a qualsiasi trattativa. È dunque davvero bizzarro che tutte le intimazioni a negoziare i presunti pacifisti le rivolgono all’Occidente, alla Nato, a Biden, additandoli come i veri guerrafondai, ma mai si rivolgano innanzi tutto alla Russia e al suo capo, cioè a chi ha iniziato effettivamente la guerra d’aggressione. Da due mesi non si è visto un corteo, non si è letto un appello contro Mosca. Mai, neppure uno: come si spiega? Si direbbe davvero che la grande maggioranza di coloro che dicono di opporsi alla guerra vogliano sì la pace, ma la pace sulla pelle degli ucraini.

In realtà Putin vuole solo vincere. Ha fatto e detto di tutto per comunicarcelo, e per vincere ha un solo mezzo: piegare ai suoi voleri l’Ucraina. Sì, forse a questo punto anche l’Ucraina e l’Occidente sperano di vincere. Ma c’è una differenza capitale, che i cosiddetti pacifisti non sembrano in grado di afferrare: che per la vittoria ucraina — e sarebbe una vittoria clamorosa — basta che Putin non vinca, basta che la sua aggressione fallisca. Basta che l’Ucraina resista. E che, com’è giusto, i Paesi che da due mesi la stanno aiutando continuino a farlo.

 

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