La scissione di Borrelli (e un partito con gli ex leghisti).

L’ultima orma di David Borrelli si ferma a Rue de Londres 20, davanti al portone di una palazzina bianca di tre piani nel cuore di Bruxelles. Quartiere caldo, vivace, quasi spregiudicato. Un monolocale con un letto che cala giù direttamente dall’armadio. Non risponde nessuno, non c’è neanche la compagna da cui aspetta un bambino. “L’ho visto martedì sera – giura un vicino – poi più niente”. Ricompare trentasei ore dopo, ieri sera, dietro una tastiera. Come d’incanto, lancia su Facebook un movimento progettato con ex leghisti. E non risponde all’unica domanda che tutti gli rivolgono: c’entra qualcosa con il buco del Movimento a Bruxelles, quello inseguito dalle Iene e che secondo una stima ancora da verificare potrebbe arrivare a diverse centinaia di migliaia di euro?

È una fuga dal mondo che finisce a Treviso, quella dell’ex pizzaiolo cresciuto in Argentina. Veneto profondo, piccole imprese e Carroccio nel cuore. Imprenditori rampanti, come Borrelli. Non conta un percorso scolastico interrotto in terza media, quando tutti ripetono solo che sei diventato ricco per davvero. L’unica passione è quest’azienda fondata con gli amici, la Trevigroup, che fattura un milione all’anno. E proprio qui, in questo grumo di imprese informatiche dietro lo stadio del rugby, che si rifugia l’eurodeputato. Si torna sempre a casa, dove nessuno può tradirti. Non gli amici e i familiari, muti come il cellulare dell’eurodeputato, che rimbalza anche le mille chiamate di Davide Casaleggio, Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Evaporato, scomparso. Ma con un progetto in tasca concepito con il grande amico ed ex assessore a Roma Massimo Colomban, fondatore della potente lobby Confapri, motore ruggente delle piccole e medie imprese del Nord est. “È arrivato il momento di cambiare percorso – ricompare a sera sui social – Ho deciso di aderire ad un nuovo progetto: un movimento, che nascerà a breve, e che si occuperà proprio di imprenditori e risparmiatori”.

Anche a Bruxelles si muoveva così, con l’ossessione delle aziende locali. “Voleva gestire lui questi dossier – confidano ora i colleghi sotto choc – voleva spingerci su posizioni diverse da quelle stabilite”. Ma reclamava soprattutto un terzo mandato, dopo il primo da consigliere comunale e il secondo all’Europarlamento. L’aveva chiesto con forza a Davide Casaleggio, in nome della vecchia amicizia con papà Gianroberto. Porta in faccia. Aveva pure sollecitato un futuro da funzionario tra i burocrati europei. Respinto con perdite. Poi in due giorni tutto precipita.

Le Iene lo braccano. Setacciano i numeri del gruppo degli eurodeputati. Fanno i conti, ipotizzano che forse i 606 mila euro donati al fondo per il microcredito a febbraio 2017 non siano davvero 606 mila. Non sanno se si tratta solo di contabilità sballata o di uno strano balletto di bonifici. I cinquestelle chiedono a tutti la liberatoria per verificare i versamenti del passato, ma Borrelli, gli ex Zanni e Affronte e l’attuale grillino Moi non firmano. La conta dello staff recita: 456.500 euro devoluti fino ad oggi. Mancano all’appello 150 mila euro, oltre ai circa 200 mila che dovrebbero essere stati bonificati da febbraio 2017 a oggi. Trecentocinquantamila euro in tutto, anche se una parte di essi potrebbero essere stati correttamente dirottati verso altre iniziative. In ogni caso è proprio in questo preciso punto della storia che il re di Rousseau si dilegua.

La scova Mario Borghezio, ieri mattina. O meglio, trova il suo autografo su uno dei libroni delle presenze a Bruxelles: “Ho letto la sua firma”. Caso strano, proprio con la Lega il rapporto è solido. Con i trevigiani del Carroccio solidissimo. Con gli ex leghisti pure. Adesso sussurrano che avrebbe pure trattato con Matteo Salvini per salire a bordo, ma chissà. Di certo finisce per rilanciare con un progetto a trazione nordista. E via dal gruppo potrebbero presto andare anche due altri eurodeputati grillini, Dario Tamburrano e Giulia Moi.

Dubbi sui conti, scissioni, nuove avventure: non si capisce più nulla, perché Bruxelles è troppo lontana da Treviso. C’è un gusto sottile in questo svanire di Borrelli. Al panico di una fuga sembra rispondere diffondendo il panico ai piani alti dei cinquestelle, quelli dati in appalto da Casaleggio Jr. a Luigi Di Maio. “Lui sa tutto – ragionano nello staff romano – conosce vita, morte e miracoli della Casaleggio associati e di tutti noi”. Non a caso, uno dei tre triumviri di Rousseau – l’associazione che decide anche le virgole nel Movimento – butta lì una frase che provoca qualche brivido. “Ho visto nascere il Movimento ed ho avuto il privilegio di assistere molto da vicino a tutte le tappe di questa avventura”.

Molto da vicino, ricorda. E aggiunge: “Non ho problemi di salute e non ne ho mai accennato”. È stata la prima scusa ufficiale. Grottesca, per giustificare un cambio di gruppo. Partorita nel caos dagli strateghi del grillismo. Ai quali l’eurodeputato adesso augura buona fortuna, ma che soltanto pochi giorni fa bollava così in privato: “Questo non è il Movimento immaginato da Beppe e Gianroberto, siamo diventati un partito nel senso peggiore del termine”. Lo cercano tutti, perché non è finita. Le Iene torneranno a bussare alla sua porta, pare. I cinquestelle pure. E si farà vivo anche il Pd. “Borrelli è un personaggio che dovrebbe chiarirci che rapporto ha lui con le fake news – la butta lì Matteo Renzi – Non mi stupirei se venisse fuori qualcosa nelle prossime settimane”. L’uomo con le chiavi di Rousseau risponde solo su Facebook. E da una stanza chissà dove nel trevigiano sfida tutti: provate a prendermi.

 

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/