Pierluigi Piccini: “Il Conolly è un vero punto di riferimento per il nostro futuro”
di Pierluigi Piccini
Si è di nuovo aperta, giustamente, la questione del futuro del Conolly. Anzi, meglio: non si è mai chiusa. Ricordo che questo fu uno dei temi da noi sollevati durante l’ultima campagna elettorale, con dei contenuti che recuperavano il significato storico di quella parte dell’ex manicomio per proiettarla nel presente e, soprattutto, nel futuro. Gli aspetti sui quali abbiamo lavorato sono sostanzialmente due: sorveglianza e comportamento. È evidente che l’edificio ha questo come obiettivo: sorvegliare costantemente il comportamento dei malati da punti di visione centralizzati dando ai ricoverati, almeno in una prima fase, la sensazione di essere in un ambiente “accogliente”. Quindi, i temi sono: centralizzazione, sorveglianza e comportamento. Ebbene siamo sicuri che queste tre categorie siano scomparse dal nostro vivere quotidiano e non si siano viceversa accentuate dalle attuali azioni economiche, che usano le tecnologie digitali? A questo proposito mi viene in mente il motto dell’Esposizione universale di Chicago del 1933: “La scienza trova, l’industria applica, l’uomo si adatta”. La speranza dei primi anni del 2000, che pensava ancora per l’individuo di ipotizzare una vita efficiente nel rispetto dei diritti soggettivi, si è volatilizzata. “Oggi, al contrario, il diritto alla privacy, alla conoscenza e al suo uso è stato usurpato da un mercato aggressivo che ritiene di poter gestire unilateralmente le esperienze delle persone e le conoscenze da esse ricavate”. Di nuovo: comportamenti, sorveglianza, questa volta senza la possibilità di conoscere i “controllori centralizzati” perché lontani, nascosti dietro l’oggettività della tecnologia e della ricerca scientifica o dietro le coperture legislative dei singoli Paesi, più o meno attrezzati a capire i processi in atto. Ecco in tutto ciò c’è il futuro del Conolly, fatto di aspetti fisici e di contenuti di lavoro. Mi si dirà che il tema è di difficile soluzione, ma non è detto che si debba risolvere. Quanto meno si provi a introdurre temi di confronto che oggi mancano nel panorama nazionale, partendo dal presupposto che i sistemi attuali di sorveglianza non sono la tecnologia, ma che esse a tali fini è utilizzata. Questa riflessione apre ipotesi di lavoro per i tecnologi che sono nel nostro Ateneo, e non solo essi. L’intelligenza artificiale non può essere ridotta alla tecnologia: sfrutta degli algoritmi, ma non può essere equiparata a questi. Nella differenza si aprono spazi di lavoro per economisti e giuristi, anch’essi presenti nel nostro territorio. Insomma, il Connolly come punto di riferimento che partendo dal passato, aggiorna i contenuti e li proietta nel futuro utilizzando le competenze che esistono, e sviluppa un dialogo più vasto con la ricerca nel settore dei diritti. Mi risulterebbe, altresì, che alcune industrie nazionali ed estere sono fortemente interessate a sviluppare procedure diverse da quelle oggi dominanti. Se solo si avesse voglia…