Nel corso dell’emergenza COVID-19, nello Stato di Ilatìa si è assistito a qualcosa di estremamente grave: l’inefficienza di alcuni comparti statali, l’inconsistenza di una sana e costruttiva dialettica tra maggioranza e opposizione, infine, la totale inadeguatezza del “parlamentarismo” nostrano in tempi di crisi.
La Vecchia Signora (non è la Juve)
Quando si parla di COVID-19, le prime inefficienze che saltano agli occhi sono quelle riguardanti la sanità pubblica. Ora, è ben noto l’amore dei politici nei riguardi di questa signora, spessissimo al centro dei loro pensieri. L’impressione prevalente è che deputati e senatori vogliano conservarla sempre in forma smagliante, proponendole continui lifting e cure dimagranti. La dama in oggetto ha subito nel corso del tempo tante di quelle liposuzioni da diventare pelle e ossa. È così debole che ha perfino rischiato di soccombere dinanzi a un virus che alcuni sedicenti esperti – di ciclismo evidentemente – hanno accostato alla semplice influenza. Peraltro, i provvidenziali trattamenti estetici e dimagranti, che il saggio legislatore nel corso degli anni ha imposto alla dama, non sono stati eseguiti in modo uniforme. Di conseguenza, in alcune regioni gli interventi non sono risultati (troppo) dannosi, poiché i tessuti erano forti, e la sanità pubblica è riuscita a mantenere la sua efficienza. In altre, invece, la cura dimagrante è stata effettuata su membra non particolarmente forti e inoltre non si è accompagnata alla riabilitazione, con il risultato che la signora aveva un carico di lavoro crescente, ma era troppo debilitata per svolgere le sue funzioni egregiamente.
Pericle e Cleone
Maggioranza e opposizione. I due pilastri che dovrebbero sostenere l’edificio marmoreo e perfetto della nobile democrazia somigliano, nella repubblica di Ilatìa, alla trave marcia che impedisce a un porcile di crollare su se stesso. Idealmente, l’opposizione controlla l’operato del governo, specialmente nel caso in cui esso voglia optare per una restrizione ingiustificata dello stato di diritto. In Ilatìa, l’opposizione trova la sua ragion d’essere nella critica irragionevole del governo e nella descrizione delle preferenze culinarie dei suoi leader. Invece di argomentare, di spiegare, il perché si critica, essa preferisce urlare slogan incomprensibili, inventare fiabe fantastiche su problemi inesistenti e, soprattutto, dare prova della preferenza accordata agli agnolotti piuttosto che alla frittura. E non finisce qua, poiché pur di avere visibilità massima, l’opposizione colonizza studi televisivi che trasmettono programmi così inutili e insulsi da risultare, a un tempo, un rischio di involuzione biologica per l’homo sapiens e la prova incontrovertibile che quest’ultimo discende dai primati.
Infine, nemmeno il dialogo è possibile tra i due capi della trave: l’opposizione non può affermare che talune decisioni del governo siano corrette, ma deve necessariamente schierarsi contro. Se la maggioranza afferma che 2+2=4, l’opposizione riuscirebbe a dimostrare – a costo di scomodare i più insigni matematici del passato e del futuro – che la somma degli addendi sia 5. Solo in due occasioni le opposizioni si sono dimostrate solidali con le maggioranze: nella difesa dei privilegi della classe politica (altrimenti conosciuta come “la via ilatiana alla democrazia”) e nella spartizione delle remunerative cariche pubbliche (ossia il celeberrimo “tengo famigliari da piazzare
Passando invece alla maggioranza governativa, essa si compone di varie forze politiche, tra loro non affini, che si detestano a vicenda. Ora, si potrebbe guardare a questo sodalizio tra avversari come a un’altissima prova di amore patrio, laddove interessi particolari vengono accantonati in nome della necessità di fornire al paese un governo più o meno stabile. Purtroppo, non è esattamente così: i partiti associati nella maggioranza inseguono obiettivi differenti e la temporanea convergenza con gli alleati di comodo è risultata funzionale a garantirsi qualche anno in più di vita (politica ovviamente). Difatti, non è un mistero che tale governo sia caratterizzato dall’assoluta mancanza di una programmazione coerente, organica, sul futuro del paese.
E non potrebbe essere altrimenti, dati due elementi chiave: primo, in questo paese i correttivi al sistema proporzionale sono troppo blandi per assistere al governo di un unico partico, perciò nel 90% dei casi le maggioranze si fanno solo con gli alleati; secondo, questi ultimi sono spesso alleati di scopo, con i quali si fa finta di governare, mentre la vera lotta è tra le assegnazioni di cariche, poltrone ed emolumenti ai vari rappresentanti delle forze di governo. La spartizione delle risorse, e questo risulta l’elemento più tragico, mira a tener buoni gli alleati cosicché essi non provochino la caduta del governo: in poche parole, governare una repubblica come la nostra è pressoché impossibile, con la conseguenza che non potremo mai vantare la paternità di grandi statisti (preoccupati dell’avvenire) ma di soli mediocri politicanti (focalizzati sulla sopravvivenza del poltronificio governativo).
Convivium Trimalchionis
In una democrazia parlamentare (sulla differenza tra questa, la democrazia “mista” e la democrazia presidenziale si rimanda a internet o ai manuali di diritto pubblico) il parlamento è solitamente un cenacolo di menti illustri, l’Accademia ove si affrontano i maggiori pensatori della nazione, il luogo in cui le qualità eccezionali dei rappresentanti (altrettanto eccezionali) del popolo diventano esempio e, dunque, si trasformano in virtù. In Ilatìa, il parlamento somiglia più che altro a una sagra di paese, durante la quale persone con abiti d’occasione, elegantissimi, e dall’aria nobilissima, dal portamento signorile, si contendono l’ultimo panino con la porchetta, pronti (prontissimi) a insultarsi oppure a venire alle mani per accaparrarselo. Il centro di questa arena è la maggioranza, che si fonda quasi sempre sull’intesa-accordo tra due o più partiti, i cui leader, solitamente associabili a figure straordinarie quali Arlecchino, Pulcinella o Colombina, pur facendo parte della stessa squadra, cercano costantemente di fregarsi (fottersi) vicendevolmente. Questa attitudine risulta particolarmente fastidiosa in momenti di emergenza, quando invece bisognerebbe mettere da parte le lotte interne fra i partiti di governo e concentrarsi ancora più del solito verso un obiettivo comune. Ma, si sa, la porchetta val bene una legislatura.