Non è vero che a Siena non succede nulla, nel vuoto politico dell’amministrazione comunale, qualcuno sta ormai portando avanti delle riorganizzazioni, che se dovessero andare in porto cambierebbero il volto di alcune istituzioni. Alla Chigiana il cambiamento dello statuto, alla Pinacoteca una rivoluzione nelle esposizioni. La Pinacoteca Nazionale di Siena, per la quale il Sindaco Valentini aveva prefigurato un trasferimento in toto al Santa Maria della Scala, è sottoposta in questo periodo ad una serie di manovre che danno adito a più di una preoccupazione.
I primi episodi che saltano agli occhi riguardano la perdita, seppur temporanea ma di notevole consistenza, di opere che sono state trasferite all’estero con tutto ciò che ne consegue per i rischi cui vengono sottoposte ed anche per il depauperamento del complesso espositivo offerto ai visitatori di Palazzo Buonsignori in Via San Pietro. Si è avuto, in quest’ambito, l’invio a Bruxelles di una sessantina di opere di dipinti senesi del Trecento, destinate a rimanervi fino alla metà di gennaio del 2015, ed il prestito ad un museo di Colonia di una grande pala di Bartolo di Fredi raffigurante l’Adorazione dei magi.
Parallelamente si sta ora attuando un vero e proprio smembramento della Pinacoteca con il trasferimento alla sede della Soprintendenza in Via del Capitano di parte delle tele senesi del seicento finora collocate al primo piano della Pinacoteca stessa.
Che senso ha sottrarre alla vista dei visitatori e confinare come arredo di ufficio una parte del patrimonio pittorico della Pinacoteca? Il sospetto è che questa iniziativa sia il primo passo di un progetto del Soprintendente di smembrare l’intera Pinacoteca, con l’intenzione di cedere in prospettiva al Santa Maria della Scala le opere dal Medioevo fino alla metà del cinquecento e di utilizzare le altre per costituire una collezione nel palazzo attuale della Soprintendenza.
Viene allora da domandarsi se questo percorso, che nessuna istituzione cittadina risulta aver finora discusso, corrisponda a ciò che aveva in mente l’amministrazione comunale e se i finanziamenti su cui affermava di poter contare avevano queste finalità. Se così fosse, sarebbe utile sapere anche quale sorte si intende riservare a Palazzo Buonsignori ed al personale che vi è attualmente impiegato. Nel mentre si fa spazio a una donazione di abiti, di una stilista contemporanea, di cui sarebbe interessante sapere a quanto ammonta il costo per ospitarli, così fuori contesto con la pittura senese, e cosa ne pensa il ministro competente.
Ma, soprattutto, andrebbero precisate le motivazioni strategiche di una tale scelta di smembramento della struttura museale così da coinvolgere attivamente le competenze presenti in città, non solo per gli aspetti culturali, e dare garanzie che si intenda agire con un respiro strategico e nell’interesse della collettività.
Pierluigi Piccini