La Pinacoteca e il Santa Maria della Scala

siena, due buone notizie(se sapremo evitare strumentalizzazioni)

 

di Roberto Barzanti

 

Se due buone notizie dagli sviluppi fortemente positivi suscitano diffidenze e accendono polemiche c’è davvero da disperarsi per il futuro di Siena. Anche da queste pagine si è più volte criticata l’incongrua collocazione della Pinacoteca nazionale senese nell’ammucchiata eterogenea del cosiddetto Polo museale toscano (giustamente superato), ed ora che viene annunciato dal governo per bocca del ministro Dario Franceschini l’inserimento della galleria nel novero dei grandi musei italiani autonomi, anziché esprimere una concorde soddisfazione, si manifestano dubbi o si temono sventure. Si sa che la veste giuridica di per sé non risolve i problemi, ma può essere corretta premessa per avviare una prospettiva degna dell’organismo colpevolmente marginalizzato. Se l’autonomia sarà ben gestita da una direzione adeguata e con risorse consistenti, non sarà affatto un ostacolo per realizzare il trasferimento e la rimodulazione di uno straordinario patrimonio nell’ex ospedale Santa Maria della Scala e dar forma così ad un progetto che fu intuito e abbozzato oltre un secolo fa. Se la Pinacoteca fosse rimasta nella catena dei luoghi dove finora era piazzata, il trasferimento, attraverso debita convenzione con il Comune proprietario del complesso in faccia al Duomo, non sarebbe stato neppure pensabile. E, al di là di questioni amministrative non semplici, sarebbe proseguito uno scandalo assurdo. Un’altra notizia da annotare è l’iscrizione al prossimo Consiglio comunale, convocato per domani, dello statuto teso a conferire la natura di Fondazione pubblico-privata all’antico xenodochio (nel Medioevo rifugio gratuito per forestieri e pellegrini, ndr ) del Santa Maria. Anche in questo caso la conquista di un’effettiva autonomia era premessa per dare identità e rilievo a un luogo che da tempo si auspica divenga un centro culturale polivalente, non solo espositivo dunque ma in grado di produrre conoscenza e promuovere incontri internazionali di assoluto livello, un museo di sé aperto al mondo. Lo statuto ha passaggi molto discutibili. Aver puntato su una fondazione di partecipazione inquadrata nel terzo settore è la formula più agibile e funzionale ai fini da perseguire? E i partner privati si sono individuati ? Non si tratta di fare appello a investitori qualsiasi con i rischi che una linea priva di serie verifiche comporterebbe e neppure di immettere negli spazi monumentali le più varie iniziative. Il Comune dovrà esercitare la sua posizione maggioritaria senza logiche lottizzatrici o sordi esclusivismi. Tanti sono gli approfondimenti da fare e la stessa Regione dovrà esaminare la proposta. Ma che sia varata una fondazione è comunque un passo in avanti sostanzioso. Sarebbe stolto coinvolgere un tema di questa portata in risse partitiche o di miopi fazioni. E la stessa avvertenza vale per il destino della Pinacoteca. Guardare ai contenuti bisogna, affidandosi alle energie intellettuali opportune e promuovendo la cooperazione tra istituzioni, Diocesi e Università in primis. Tacciano i profeti di sventure che sanno solo dire no e seminare panico distruttivo. Due buone notizie meritano ascolto e dialogo in un clima che sarebbe bene respirare in tutta la Toscana. Se si vuol lavorare ad una ripresa innovativa e non dar la precedenza a smisurati orgogli accademici o a effimere strumentalizzazioni pre elettorali.

 

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