La nuova intesa Merkel-Spd nasce da un patto per l’Europa.

Dopo oltre 24 ore consecutive di trattative, c’è il pre- accordo sulla terza grande coalizione Il sollievo di Bruxelles, il sorriso stanco della cancelliera e una piccola trappola per l’Italia.
tonia mastrobuoni,
Dalla nostra corrispondente
berlino
Il caschetto d’acciaio lievemente sfrangiato, Angela Merkel è apparsa ieri davanti alle telecamere stanca ma con un gran sorriso. « Abbiamo creato i presupposti perché in Germania si viva bene anche tra dieci o quindici anni». Al solito: non ha usato frasi che rimarranno scolpite nella storia, ma dopo una maratona durata un giorno e una notte, ha incassato all’alba l’accordo con i cugini bavaresi della Csu e con la Spd di Martin Schulz per tentare una nuova, terza Grande coalizione. Per lei, un risultato preliminare importante: nel caso di nuove elezioni la sua ricandidatura, da parte della Cdu, non sarebbe così scontata.
Il compromesso raggiunto è stato precipitato in un documento di ventotto pagine “ del dare e dell’avere”, come lo ha chiamato la cancelliera, concedendosi forse un’altra, apparente banalità volta a minimizzare gli screzi e i rischi di rottura emersi in nottata. Schulz, invece, ha ammesso di aver vissuto un rush finale con qualche “turbolenza”. E in ogni caso, ha precisato Merkel, «ci aspettano compiti difficili — le trattative per il contratto di coalizione non saranno probabilmente meno complesse dei colloqui esplorativi». Ma almeno quelli si sono finalmente conclusi, e il resto dell’Europa può tirare un sospiro di sollievo, dopo l’inusuale, lunga vacatio tedesca di centodieci giorni. Dal resto del continente sono arrivati gli entusiastici commenti del presidente francese Emmanuel Macron, del presidente della Commissione europea Jean- Claude Juncker e del nostro presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha salutato l’avvio del negoziato come «una buona notizia per l’Europa ».
Schulz, più teso ma anche sollevato, ha parlato in conferenza stampa di un «risultato straordinario ». Su di lui grava il compito più difficile. Ieri il direttorio e il gruppo parlamentare del partito hanno approvato il pre-accordo, ma al congresso del 21 febbraio e in vista del referendum tra gli iscritti, l’ex presidente del Parlamento europeo dovrà convincere la base che valga la pena tentare una nuova coabitazione con Merkel, che secondo una fetta non irrilevante del partito è invece la principale responsabile della crisi di consensi in cui la Spd è precipitata da una quindicina di anni.
Quella fetta di socialdemocratici dimentica, forse, che la crisi d’identità della sinistra è globale, ma ha già promesso da ieri una dura battaglia per far deragliare l’accordo sulla “GroKo”. A partire dal leader dei Giovani, Kuehnert, che si è lanciato in un ardito gioco di parole paragonando le larghe intese all’appendicite — è un tweet che non vale la pena di tradurre perché non fa ridere. La prossima settimana Schulz farà un tour per la Germania per convincere delegati e iscritti ad appoggiarlo, una tappa molto importante sarà il Nordreno- Westfalia, roccaforte “ rossa” storica che nasconde molte insidie, per il leader Spd.
Spulciando il documento del pre- accordo è chiaro quale sarà il problema, per il capo dei socialdemocratici. Contrariamente al 2013, quando Sigmar Gabriel convinse i compagni di partito ad approvare la Grande coalizione sventolando il salario minimo, Schulz non può presentare grandi titoli. Anzi, le notizie che hanno provocato i flash di agenzia, ieri, si riferivano soprattutto alle conquiste dei conservatori. A cominciare dalle politiche migratorie, che in futuro saranno più restrittive.
L’intesa non introduce un tetto — la famosa “ Obergrenze” chiesta a gran voce dalla Csu non compare mai nel testo — ma comunque un obiettivo nominale per l’arrivo dei profughi: dovranno limitarsi tra i 180mila e i 220mila all’anno. Merkel non accetterà mai un tetto, si è giocata gli ultimi due anni sul rifiuto di respingere anche un solo rifugiato al confine senza averne esaminato la richiesta di asilo. Ma il numero esplicito, anche sotto forma di obiettivo, per il partito di Horst Seehofer è un risultato importante, che il capo della Csu si rivenderà sicuramente come un tetto ai rifugiati per la più fondamentale campagna elettorale tedesca di quest’anno. In autunno si vota in Baviera e da quando sono scivolati sotto il 40%, i cugini bavaresi del partito di Merkel tremano.
Altro risultato che nasconde anche una piccola trappola per l’Italia: i ricongiungimenti verranno limitati a mille al mese, la Spd rivendica il fatto di aver sbloccato l’attuale congelamento, la Csu di averli limitati a mille, tuttavia in cambio la Germania cancellerà l’accordo con Italia e Grecia, dai quali accoglieva finora mille profughi.
Nelle scorse settimane, dopo aver accettato controvoglia di avviare nuovi colloqui con la Cdu causa naufragio dell’opzione Giamaica, la Spd aveva strombazzato di voler imporre un servizio sanitario nazionale pubblico: nel testo non ce n’è traccia. Anche la richiesta di aumentare le tasse ai ricchi non è passata: l’aliquota marginale massima resta tale. Su questo, Merkel si è opposta e l’ha spuntata.
Il primo punto del documento, invece, tradisce molto l’impronta di Schulz: promette il famoso rilancio europeo, mano nella mano con la Francia, attraverso la creazione di un Fondo monetario europeo, la riforma dell’eurozona, un fondo comune per gli investimenti e più soldi all’Unione. Alla vigilia di un negoziato a Bruxelles sul prossimo Bilancio, che non si annuncia facile soprattutto dopo il buco che sarà causato dall’uscita del regno Unito, un’ottima notizia. Ma la strada per la Grande coalizione è ancora lunga e i dettagli ancora tutti da definire.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/