LA LUCE CHE ILLUMINA L’ ARTE.

L’Architettura 4.0
Dalla Cappella degli Scrovegni alla Pinacoteca di Brera le nuove illuminazioni funzionano con la logica dell’Internet delle cose per offrirci una migliore esperienza visiva con i capolavori di cui l’Italia è ricca. Bradburne, direttore generale del museo milanese: «La luce nel museo è come quella per il palcoscenico: crea l’esperienza e dà emozione»
Proiettare luce su qualcosa per renderla visibile è il significato letterale del verbo illuminare. L’illuminazione in un interno è data dalla luce generale che mostra l’ambiente nella sua interezza e che restituisce la percezione dei volumi. L’illuminazione crea anche atmosfera grazie alla luce d’accento che mette in risalto delle zone specifiche di una stanza.
Nell’arte l’illuminazione ha diverse sfaccettature: il rapporto tra luce, ombra e oggetti genera la nostra visione della realtà, un rapporto fondamentale nella pittura e nel quale gli artisti hanno da sempre dovuto confrontarsi. La luce trasmette emozioni, tuttavia della luce siamo coscienti solo quando non riusciamo a vedere. Della luce abbiamo bisogno per vivere e nei paesi nordici, quando il sole non sorge al di sopra dell’orizzonte,l’eccesso di buio causa tristezza e malinconia fino a scatenare, in persone più predisposte, forti disturbi depressivi. Anche quando siamo in ambienti chiusi (che sia la casa, l’ufficio o un luogo pubblico) occorre modulare in modo corretto l’illuminazione, tanto che la si deve progettare avvalendosi di veri e propri professionisti in grado di valutare il tipo di sorgente luminosa e la tipologia di luce più adatta a ogni stanza.

Niente come la luce è stata tanto protagonista di rivoluzioni scientifiche e tecnologiche anche se è più di un secolo che conviviamo con la classica lampadina a incandescenza (che sparirà definitivamente entro il 2020). E se sono i Led, che consumano e inquinano meno, a soppiantare definitivamente l’incandescenza, è la luce connessa, sempre più integrata nell’ Internet of things , a trainare il futuro dell’illuminazione. La luce che si modula e si adatta alla diverse situazioni fa anche risparmiare: crea atmosfera in casa, migliora la produttività in ufficio, fa rivivere le bellezze architettoniche valorizzando il patrimonio artistico.

L’Illuminazione nei musei
In un museo ogni luce deve avere un suo motivo di essere, oltre a evidenziare un’opera, deve segnare il percorso della mostra (museo). Quali sono allora le caratteristiche più importanti della luce nel rapporto con l’opera d’arte? «La luce è uno degli strumenti più importanti per dare valore a un’opera d’arte. Permette di vedere l’opera e aiuta a creare il giusto ambiente per far apprezzare al visitatore il lavoro, sia intellettualmente che emotivamente. La luce nel museo è come la luce per il palco: crea l’esperienza», racconta James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera.

«Ovviamente l’illuminazione non dovrebbe disturbare la capacità del visitatore di apprezzare l’opera d’arte, al contrario, il suo ruolo è quello di migliorarne l’esperienza – continua -. Tuttavia, la giusta illuminazione non è necessariamente la luce del giorno che spesso uccide un dipinto appiattendone i contrasti. Insistere sulla luce del giorno per i dipinti è come insistere nel suonare Bach su un clavicordo: può essere illuminante in alcune circostanze, ma non sempre è la soluzione migliore per un pubblico contemporaneo».

La risposta alla richiesta di una buona e corretta illuminazione di un dipinto dipende quindi da due concetti fondamentali che sono: la quantità di luce (legata ai problemi di conservazione dell’opera, bisogna infatti assicurarsi che la luce non danneggi i materiali che potrebbero risultare sensibili a determinate lunghezze d’onda) e la qualità di luce (dalla quale dipende la giusta lettura del dipinto in relazione al linguaggio comunicativo scelto dall’autore). In sintesi: il “clima luminoso” dovrebbe essere il più verosimile a quello in cui sono stati concepiti i dipinti.

Pertanto la buona lettura di un quadro è direttamente proporzionale alla qualità della luce e alla temperatura di colore delle lampade che devono avere un indice di resa cromatico il più possibile vicino a 100 al clima luminoso originario in cui sono stati realizzati i dipinti. Perché, come dice Bradburne, «ogni oggetto ha un proprio carattere specifico: i dipinti su tela sono diversi dalle sculture che vanno osservate potendoci girare intorno.Un Mantegna richiede un’illuminazione diversa da un Joseph Beuys».

Il rapporto tra luce e arte
«Partendo dal presupposto che la luce danneggia la superficie di quasi tutte le forme di arte – spiega il direttore della Pinacoteca – occorre modulare correttamente quantità e qualità di luce (quella solare è la più distruttiva)sulle opere che, va ricordato, non sono tutte uguali. Quelle su tela, per esempio, sono molto più sensibili alla luce rispetto alle sculture in marmo. Alla Pinacoteca abbiamo cercato di migliorare l’esperienza emotiva dei visitatori aumentando il contrasto tra il supporto (le pareti) e il dipinto. Riducendo il livello di luce ambientale, infatti, diminuisce la luce riflessa dalle pareti e si focalizza maggiormente l’attenzione sull’opera».

A disturbare il visitatore spesso sono anche i vetri messi a protezione dei dipinti. «Al museo milanese – spiega Bradburne – utilizziamo vetri antiriflesso: quelli per proteggere Mantegna e Bramante, per esempio, sono praticamente invisibili al visitatore». I costi energetici e l’inquinamento sono un altro fattore importante che il direttore di un museo deve valutare nella scelta di un sistema di illuminazione.« Entro il prossimo anno avremo sostituito tutte le luci alogene con i nuovi Led, che utilizzano notevolmente meno energia e contribuiscono alla sostenibilità dell’ambiente» conclude Bradburne.

Le nuove tecnologie
Per valorizzare il nostro patrimonio artistico le aziende specializzate in illuminotecnica adottano nuovi sistemi di illuminazione IoT integrati ad apparecchi a Led, sensori ambientali e applicazioni software su protocollo internet. Come, per esempio, nella Cappella degli Scrovegni a Padova (IGuzzini), e al museo di Pompei dove il progetto è costruito sul concetto di “lavorare sulla memoria” per fare apparire attraverso la luce oggetti tematicamente connessi tra loro ma realizzati a secoli di distanza l’uno dall’altro (Reggiani). Per mettere in risalto l’architettura nella Sala delle Colonne del Museo del Duomo di Milano, la tecnologia scelta è stata principalmente quella Led, per la qualità del suo colore e per il risparmio energetico (Philips Lighting). Le pareti laterali sono pennellate da una luce bianco calda mentre gli archi e il soffitto a volta sono valorizzati da una luce dinamica realizzata con una miscela calda e fredda per sottolineare il disegno della sala.Il Nuovo Museo degli Innocenti, a Firenze, si sviluppa su tre piani per una superficie di oltre 1.655 metri quadrati, oltre a una grande varietà di opere d’arte il museo dispone di laboratori artistici e mostre temporanee. L’impianto di illuminazione è stato risolto con sistemi a Led che hanno permesso di abbassare i consumi energetici di oltre l’85% rispetto alle alogene (Zumtobel).

La luce da progettare per valorizzare e rendere fruibili le opere d’arte deve essere una luce di servizio alle qualità espressive ed intrinseche delle opere stesse. Questo ambito applicativo della luce è più facilmente ascrivibile nel complesso rapporto dialettico-espressivo della luce per le tre grandi discipline del disegno: pittura, scultura, architettura.

Risulta pertanto fondamentale il lavoro in team del disegnatore della luce, del responsabile del museo o della mostra e dello storico-critico d’arte i quali dovranno, di volta in volta, prima individuare il soggetto da illuminare e poi valutare le scelte tecniche da adottare.

 

Corriere della Sera

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