Goffredo Bettini: mai aiutato la Coop 29 giugno. Ma era simbolo e sono allibito
Pubblicato il 9 dicembre 2014 08:47 | Ultimo aggiornamento: 9 dicembre 2014 08:47
ROMA – Onorevole Bettini, ha chiesto Repubblica a Goffredo Bettini, discutendo di come aggiudicarsi l’appalto di un centro per immigrati Salvatore Buzzi dice “a noi ci manda Goffredo”. E quel “Goffredo” sarebbe lei. La risposta di Goffredo Bettini è stata:
“Si esaltano notizie di carte che non hanno per la Procura rilievo nell’indagine. È il modo per salvare i corrotti e sporcare chi ha fatto della correttezza una ragione di vita. Querelo chi dovesse affermare che ho compiuto pressioni o ingerenze per favorire la cooperativa 29 Giugno. Non so neanche cosa sia quell’appalto”.
Ma lei Buzzi lo conosceva o no?
“Questo è il dramma, il paradosso: la 29 Giugno è stata fin dalla nascita un simbolo della sinistra. Tutti avevano rapporti con loro. Come si poteva immaginare quello che c’era dietro? È ridicolo dire: mai conosciuti! Il suo era un mondo con riferimenti lontani da me, come si evince da alcune intercettazioni. Ma io non ho mai pensato, e ancora oggi sono allibito, che lì dentro ci fosse corruzione. Ho già segnalato il rischio che si arrivi alla impraticabilità di campo per ogni tipo di impegno pubblico, perché si arriva perfino a maledire un incontro, una chiacchierata, un consiglio. Non si sa più con chi si parla. Ma allora muore la democrazia, la politica”.
Bettini, lei è stato il dominus del Pd romano per vent’anni. Recentemente ha parlato di un partito balcanizzato. Chi sono i “capibastone” a Roma?
“Ho parlato in termini politici. È un sistema di vita complessivo del partito. Posso dire che in tempi non sospetti, era il 2009, scrissi parole profetiche nel mio libro Oltre i partiti : “Il campanello d’allarme va suonato, non ci vogliono i giudici per comprendere che la corruzione è tornata e nessuno può pensare che si fermi sulla soglia del centrosinistra”.
Alle europee lei è stato molto combattuto da alcuni capicorrente. Chi erano? Gasbarra? Marroni? O chi altro?
“Che senso ha soffermarsi sui nomi? Con Gasbarra per anni ho avuto rapporti di amicizia. La verità è che, dopo la vittoria di Alemanno, molti dissero che era fallito il “modello Roma” anche per sbarazzarsi di una classe dirigente autorevole e capace, ma ritenuta soffocante, tant’è che io subito dopo lasciai ogni incarico politico istituzionale e me ne andai all’estero a occuparmi di cultura e a scrivere libri”.
È vero che qualsiasi persona può andare in un circolo Pd e comprare cento, mille tessere, che poi regala a chi vuole in cambio di un voto?
“Il Pd, non solo a Roma, ha raggiunto livelli preoccupanti di degrado della vita interna. Il tesseramento spesso si è fatto procurandosi tessere a 10 euro da distribuire. Anche a persone del tutto estranee. Le correnti non hanno quasi mai un significato politico ideale, ma sono gruppi spuri che mirano al potere. Da anni invoco un partito di persone che decidono in libertà contro la logica “proporzionale” delle correnti”.