La borghesia «orfana» ora guarda al renzismo: la politica è cambiata.

Più che «orfani» di Pisapia si sentono «liberi» di intraprendere nuove strade. La «borghesia responsabile» milanese che ha contribuito in maniera determinante al successo elettorale del 2011, marcia in ordine sparso verso le Comunali del 2016. Con un’unica eccezione, quella dell’economista Marco Vitale, tra i fondatori del Comitato del 51%, una lunga lista di professionisti, docenti universitari, manager, ex politici, che hanno sostenuto senza se e senza ma la candidatura dell’avvocato penalista nel 2011 sancendo quella strana alleanza tra borghesia milanese e sinistra politica: «Quell’alleanza resta l’unica via perché Milano non ricada nell’affarismo, nel formigonismo o sia succube del renzismo».
La «via milanese» sembra però non affascinare più gran parte di quel mondo borghese che nel 2011 si è mosso compatto a sostegno dell’avvocato penalista. Piero Bassetti, socio fondatore del Comitato, nel giorno del passo indietro di Pisapia ha già vaticinato il futuro prossimo che vede un ritorno all’ortodossia partitica e soprattutto tratteggia quell’epoca e quella scelta delle classi borghesi come una fase storica conclusa. La liberazione dal ventennio di dominazione politica del centrodestra. Pisapia è stato un «liberatore». Ora serve un «realizzatore».
Come dire. Fase storica chiusa. Ora se ne apre un’altra. Con una connotazione molto più politica rispetto al civismo del 2011. Lo dice Carlo Fontana, già sovrintendente della Scala e ora presidente dell’Agis. «Il progetto del 51% era l’endorsement di una parte di città che sentiva il bisogno di un cambiamento rispetto alla giunta Moratti. Io sono per il primato della politica e ritengo che i partiti debbano individuare una persona che abbia una visione politica e un’idea forte della città nei prossimi dieci anni». Si sente orfano di Pisapia? «Mi sento orfano dei grandi sindaci socialisti della città». Chiusa un’epoca, anche secondo Francesco Micheli, finanziere, presidente di MiTo: «È cambiato totalmente il riferimento. Oggi parlare di girotondini o di arcobaleni non ha senso. La velocità con cui sta cambiando la politica è inimmaginabile».
Forse la borghesia milanese sta guardando più a un clone di Renzi che a una replica di Pisapia. A cui viene imputato un certo tentennamento nelle scelte. Altre le critiche di Vitale: «Il giudizio su Pisapia resta positivo perché ha garantito la correttezza nella gestione della città. Ma forse non ha capito fino in fondo tutte le potenzialità dell’alleanza tra borghesia responsabile e sinistra e non ha visto la possibilità di collaborare di più su progetti importanti come la Città metropolitana, Expo. Pisapia è stato lontano e freddo». Ma detto questo il professore è convinto che la strada del 2011 sia l’unica su quale proseguire: «Il gesto di Pisapia è stato generoso. C’è tempo per ragionare e allora si scoprirà che un’alleanza di questo tipo è ancora attuale anche se molto più difficile. Altrimenti si indebolisce ancora di più Milano di fronte a un governo che la ignora».