La Biccherna, genio giovanile di Sano di Pietro

L’invenzione scenografica è talmente eccezionale che si stenta a crederla opera del giovane Sano di Pietro. La tavoletta, per esattezza della Gabella, che sarà presentata al pubblico il 20 maggio,   ritrova una collocazione consona. Per acquisirla dopo il passaggio ad un’asta dove aveva raggiunto quota un milione e duecentomila la trafila è stata lunga e le procedure non facili. Il Ministero ha quindi svolto una trattativa che ha ridotto la cifra a circa 750.000 euro. Cinzia Cardinali, la direttrice dell’Archivio, è stata felicissima, come se una pecorella smarrita si ricongiungesse al suo gregge. Nel volume del 1984 (“Le Biccherne ”) compariva tra le 139 schedate e data al Wallraf- Richartz-Museum di Colonia a seguito della donazione della figlia del collezionista Franz von Lenbach. Era qualificata come «una delle tavole di più alto valore artistico conservate all’estero». Gli interrogativi sull’attribuzione suscitano ipotesi a catena. Eberhard Ruhmer aveva attribuito la tavoletta (1958) ad un «anonimo della cerchia del Sassetta» della quale Sano di Pietro fu discepolo accreditatissimo. Ma il nome che circolava era quello di un fantomatico Maestro dell’Osservanza. A che punto è l’annosa querelle? Spiega Alessandro Angelini: «La questione del ‘Maestro dell’Osservanza’ fu sollevata nel 1948 da Alberto Graziani, che raggruppò una serie di tavole considerate dell’ambito di Sassetta, separandole dal catalogo del maggior pittore dell’iniziale Rinascimento senese per conferir loro autonomia: si trattava, a suo parere, di un Maestro anonimo, allievo del Sassetta, ma più intensamente gotico. La tavola attorno alla quale erano raggruppate le altre era quella dell’Osservanza di Siena, datata 1436, la cui predella è in Pinacoteca, mentre la pala raffigurante la ‘Madonna col Bambino e i santi Ambrogio e Girolamo’ è tuttora  all’Osservanza. Altra opera del gruppo è la ‘Nascita di Maria’ del Museo di Palazzo Corboli di Asciano, databile al quarto decennio del Quattrocento». Cesare Brandi aveva per primo supposto che questo maestro anonimo si potesse identificare con la fase giovanile di Sano di Pietro, del quale non si conoscono lavori certi se non a partire dal 1444. La “Flagellazione” del 1441 rientrata in patria apparterebbe  agli “anni oscuri” di Sano? Il pavimento quadrettato ha riscontri nella ‘Nascita di Maria’ di Asciano e nel 2010 una scoperta documentaria di Maria Falcone ha confermato l’identità del Maestro con il giovane Sano, perché ha rinvenuto un pagamento a suo beneficio  proprio per la pala della ‘Nascita di Maria’ di Asciano del 1438-39. Il problema dell’attribuzione rimane aperto. Il prolifico Sano sarebbe stato più geniale e creativo da giovane che nella maturità quando replicava una produzione standardizzata: càpita! Chiunque sia l’autore, è stupefacente e ardito il sadico balletto che s’abbatte sul corpo di Cristo, inclinato per le violenze. Perché mai i committenti dell’odiata Gabella avranno scelto a lignea copertina dei loro resoconti un dolente episodio sacro? Allusione ai tempi duri del dopo-peste?

                                                                                                                     Roberto Barzanti          

“La Nazione”, 19 maggio 2022, p. 7 (Cronaca di Siena)