Il museo fatto di doni nasce il part: ospiterà le opere di s. patrignano

Il luogo A Rimini uno spazio espositivo diventa la «casa» della raccolta di lasciti alla Comunità. Pecori Giraldi: qui il valore dell’arte è la cura messa nel regalo

di Roberta Scorranese

Gli ospiti della Comunità di San Patrignano possiedono una «dote» speciale. Una raccolta con opere donate da artisti, collezionisti e galleristi, che dal 2017 a oggi è cresciuta fino a diventare un nucleo corposo. Ci sono opere di Vanessa Beecroft come quella che vedete qui accanto, Michelangelo Pistoletto ha donato un suo ritratto molto intimo, ci sono Ettore Spalletti e Damien Hirst.

Il senso di questa raccolta, voluta anni fa da Gian Marco e Letizia Moratti, è semplice e concreto: l’arte ha il compito di rendere più solidi il presente e il futuro di uomini e donne che combattono per domare («guarire» non è il termine giusto e loro lo sanno) dipendenze come droga, alcol, azzardo. Così, qualora la Comunità fondata da Vincenzo Muccioli nel 1978 nel Riminese si trovasse ad affrontare spese straordinarie, una o più opere potranno essere vendute in aste internazionali.

Da oggi la raccolta avrà una «casa»: nasce a Rimini il Part, sito museale che riunisce il Palazzo dell’Arengo e quello del Podestà. Un complesso medioevale nel quale l’arte contemporanea si dispone nell’allestimento di Luca Cipelletti. Ma a guidare il cammino della raccolta c’è una donna: Clarice Pecori Giraldi, una vita nelle aste più importanti e oggi chiamata a ridefinire il ruolo dell’arte nel tempo che stiamo vivendo.

A partire dalla qualifica?

«Sì, non sono un curatore ma un coordinatore curatoriale: questa raccolta ha alle origini un principio molto nobile, che è il dono. Il mio compito è garantirle un valore commerciale, ma senza smarrirne la coerenza estetica».

Il dono. Perché sono tutte opere regalate per sostenere il progetto di San Patrignano.

«Non è semplice. Le opere devono inserirsi nel sentire del progetto, ci vuole molta sensibilità, esattamente come quando si fa un regalo».

Un esempio?

«Anna Zegna ha scelto il suo dono nel giorno dei funerali di Gian Marco Moratti. Mi disse: donerò un’opera di William Kentridge che si ispira a Il naso, il racconto di Gogol’ del 1836. Una storia simbolica contro gli abusi del potere. Perché il dono non può ferire o offendere un mondo già ferito come quello di San Patrignano. Così come la nostra carta etica ci vieta di accettare sponsor non in linea con le norme della Comunità».

Coerenza

Le opere devono inserirsi nella natura del progetto della Comunità,

così come gli sponsor

Pistoletto ha donato una cosa molto intima.

«Avrebbe potuto dare una delle tante sue installazioni e invece è andato a scegliere un ritratto che lo mostra sfaccettato, multiforme, un ritratto non recente. Penso che la cura nella scelta delle opere sia un’altra chiave di lettura per cogliere il valore di questa raccolta».

Raccolta che adesso sarà visibile a tutti e per giunta in un luogo che sembra un intelligente contraltare, un complesso medioevale.

«Nell’allestimento “rientra” anche un Giudizio Universale del 1300. Vedendolo davanti alle opere di Spalletti mi sono quasi commossa: i colori di Spalletti sono quelli di Giovanni e Giuliano da Rimini».

In fondo il valore dell’arte contemporanea è proprio questo: testimoniare il presente ma mantenendo viva quella «corrente elettrica» che ci aggancia al passato.

«Chi andrà a visitare la collezione e osserverà le linee e i colori di Carsten Höller, Emilio Isgrò, Julian Schnabel o Agnes Martin avrà modo anche di vedere il primo esperimento italiano di questa modalità di mettere a frutto il contemporaneo che gli anglosassoni chiamano endowment. Di solito nei lasciti ci sono case o altre proprietà. Qui la donazione è un quadro o una scultura o una installazione. E deve crescere, deve acquistare valore col tempo, insomma è una cosa viva».

Qual è l’opera che ha maggiormente colpito gli ospiti di San Patrignano?

«Bisognerebbe chiederlo a loro, però ho visto nei loro occhi una grande espressione di meraviglia davanti a un gigantesco ritratto del fondatore, Vincenzo Muccioli, eseguito da Yan Pei Ming, un cinese che lavora su dimensioni molto grandi». Questo è stato un dono di Gian Marco Moratti. A proposito di grande sensibilità nei regali.

 

www.corriere.it