“Io elettore in coda sul web non ho nemmeno capito se sono riuscito a votare”.

TIZIANO TONIUTTI
ROMA.
La sveglia suona alle 7, è il giorno delle primarie online del Movimento 5 Stelle. Un evento atteso da tutti, sostenitori, detrattori e neutri: otto avversari si contendono il titolo di candidato premier, e come in un film peplum nell’arena c’è un gigante forzuto, Luigi Di Maio, contro avversari volenterosi ma che anche sommati insieme, sanno già di non potere nulla contro questo Maciste a 5 stelle. Uno scenario in cui passa in secondo piano il fatto che in Italia i cittadini eleggono il Parlamento e non il premier, ma non importa: è il D(M)-Day e tutti gli iscritti al M5s vogliono votare, centoquarantamila persone secondo quanto comunicato da Davide Casaleggio. Un’onda umana già in coda online, un vero stress test per il sistema di voto Rousseau. La mail del M5S che dichiara aperti i seggi arriva alle 10. E un minuto dopo, l’accesso alla piattaforma è già impervio. Provo dal computer connesso via cavo Ethernet, dal tablet in wifi e pure dallo smartphone in 4G: nulla di fatto, si entra e si attende a vuoto, poi arriva un “errore di connessione al database”. I “seggi virtuali” della Casaleggio insomma sono raggiungibili, ma appaiono da subito in sofferenza. Se fosse un’elezione classica, potremmo dire di vedere da lontano la scuola che ospita le urne, senza poter riuscire ad avvicinarci in nessun modo. E così già dal mattino, accedere al sistema Rousseau è un’impresa più difficile che sconfiggere Di Maio per uno dei sette sfidanti.
Il motivo ufficiale è l’alta affluenza, ma l’arrancare può anche essere dovuto ad operazioni ostili di hacker come quelle dello scorso agosto. Durante la giornata, sulle pagine social del M5S le segnalazioni si moltiplicano. Interviene anche Beppe Grillo, «Rousseau è affaticato», ma stavolta il ruolo comico lo fa il web: «Non riesco ad accedere, posso votare a voce?», «Facciamo che ha vinto Di Maio così alleggeriamo il sistema», e intanto si continua a non accedere.
Si vota sia dal computer che dallo smartphone, attraverso una procedura per evitare frodi con una “otp”, un codice inviato al cellulare, per autenticare l’utenza. E forse, questo doppio check è una delle origini dei rallentamenti. Ma intanto si è fatto pomeriggio, tra chi dice di aver votato e i tanti che abbandonano ogni speranza di esercitare la democrazia digitale: la richiesta corale è di prolungare l’apertura delle urne. Facciamo un altro tentativo, che sembra più fortunato: arriviamo fino alla pagina dei candidati e scegliamo Di Maio (nel cognome però manca la maiuscola). Alle 18 le preghiere su Facebook vengono esaudite: le urne chiuderanno alle 23. In serata nuova proroga, si voterà fino alle 12 di oggi.
Per i successivi minuti c’è una schermata bianca e nessun cenno di operazioni in corso, né una rotellina né una barra, tutto sembra fermo, e in effetti non si capisce se il sistema ha funzionato. All’improvviso, un errore: “server irraggiungibile”, e a questo punto credo che il mio voto sia andato perso. Apro l’app di posta per vedere se è arrivata una mail di conferma, che però non c’è, nemmeno tra lo spam. Ma ora sul browser appare la schermata “Grazie per aver votato”. La confusione raddoppia: il mio voto è stato acquisito o no? Il sistema ha restituito quella schermata come effettiva conferma o per automatismo? Riprovo a votare, e qui fortunatamente il sistema me lo impedisce. Fino all’orario in cui chiudiamo il giornale non arriva alcuna mail di ricevuta, e do quindi il mio voto per perso. Poco male per Di Maio che avrebbe vinto comunque, molto male per gli altri sette, perché se ci sono dei voti perduti, le percentuali non sono affidabili. Confermando la necessità che la democrazia elettronica, un traguardo ambizioso ed importante, ha bisogno di infrastrutture che funzionino meglio di così.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/

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